Domenica 25 Agosto 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Cronaca

Allarme terrorismo, la paura contagia l’Europa: "Estremisti anche in Italia"

Mattarella: "Orrore per il vile gesto avvenuto a Solingen". Allerta a Bruxelles, ma la bomba non c’era. Intervista all’esperto di islamismo Lorenzo Vidino

Il momento dell’arresto del responsabile dell’attentato a Solingen

Il momento dell’arresto del responsabile dell’attentato a Solingen

Roma, 26 agosto 2024 - “L’Italia non è immune da fenomeni di radicalizzazione, quindi prima o poi un attentato verrà messa in atto anche nel nostro Paese". È l’opinione di Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull’estremismo della George Washington University; esperto di islamismo in Europa e Nord America, ha lavorato sulle reti jihadiste in Italia e sulla radicalizzazione, con particolare attenzione ai Fratelli Musulmani

L’attentatore di Solingen è un 26enne siriano musulmano sunnita che doveva tornare in Bulgaria. Ha confessato l’attacco rivendicato dall’Isis.

Vidino, è il pericolo del lupo solitario che colpisce indistintamente?

"Per quel che sappiamo c’è una cosa inusuale da notare sulla modalità: si è costituito. È la prima volta che sento di un jihadista che si costituisce. Le modalità dell’attacco, la rivendicazione, l’arma, il background ci parlano però di un lupo solitario. Vengono reclutati con due modalità: spesso è un consumatore di propaganda che si radicalizza nella sua bolla. Spesso non ci sono contatti con l’Isis ma lo Stato Islamico lo rivendica. La seconda modalità invece ha un contatto operativo e ha ottenuto addestramento. Forse qui siamo più nella prima modalità rispetto alla seconda".

Alla sinagoga Beth-Yacoov della Grande-Motte in Camargue invece avrebbe colpito un algerino con un attentato antisemita in cui sarebbero coinvolte altre due persone. Qui c’era un obiettivo preciso e una squadra, secondo le prime risultanze delle indagini.

"Però le modalità dell’attentato non mi sono sembrate organizzatissime. Anche qui dubito dello stampo jihadista. Anche quello di Firenze al Consolato americano era un pro-Palestina. Oggi un attacco a una sinagoga può avere molte matrici, purtroppo".

Questi eventi sono frutto solo della situazione in Medio Oriente o c’è dell’altro?

"In realtà già prima del 7 ottobre ci sono stati attentati. Ogni anno dal 2019 ce ne sono 7 o 8. Si tratta di cose di piccolo cabotaggio, di cui i media magari parlano poco. Ma ci sono. Però non c’è una recrudescenza, per ora. Ma è chiaro che c’è il sentore di una radicalizzazione maggiore causata dal conflitto a Gaza. Su questo c’è il consenso dell’intelligence di tutta Europa".

Esiste il rischio di un attentato in Italia?

"L’Italia non è immune da questi fenomeni di radicalizzazione. Li vive però fortunatamente in maniera quantitativamente minore. Abbiamo meno soggetti radicalizzati e meno network, ma non siamo immuni. Il nostro sistema di controllo è molto buono ma non può intercettare ogni minaccia. Quindi, come dicono i vertici dell’Antiterrorismo, prima o poi capiterà anche in Italia. Finora c’è stato qualche tentativo, sventato per bravura o per fortuna. Ma pensare che di essere immuni è assolutamente sbagliato".

Lei ha parlato del jihadismo autoctono in Italia: quali sono le sue caratteristiche attuali?

"C’è una certa eterogeneità nei soggetti a rischio. Per esempio abbiamo avuto casi di soggetti sbarcati da immigrati clandestini a Lampedusa e poi passati per l’Italia dove sono rimasti poco tempo per andare a compiere attentati all’estero, come quello di Nizza di un paio d’anni fa. Sarebbe stupido escludere che qualcuno possa invece dirigersi a Roma, Catania o Milano. Ma abbiamo anche da noi soggetti radicalizzati, le cui caratteristiche variano dal lupo solitario (magari un minorenne autoctono) ai network strutturati come quelli balcanici che sono stati smantellati da poco. È un panorama eterogeneo ma tendenzialmente dalle dimensioni minori rispetto a Francia e Germania o ai Paesi scandinavi".