Napoli, 15 marzo 2017 - Nuove accuse di corruzione contro Alfredo Romeo, l'imprenditore arrestato nell'inchiesta Consip. Stavolta nel mirino della magistratura c'è il servizio di manutenzione e pulizia al Palazzo di Giustizia di Napoli, dato in appalto proprio all'imprenditore napoletano. I pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano hanno indagato Romeo, in concorso con un dirigente del Ministero di cui oggi è stato perquisito l'ufficio. Si tratta di Emanuele Caldarera.
Secondo la ricostruzione della procura Calderara, direttore generale per la gestione e la manutenzione della cittadella giudiziaria del Centro Direzionale di Napoli, avrebbe sbloccato il pagamento di alcune fatture a favore della Romeo Gestioni (congelate dal funzionario che l'aveva preceduto nell'incarico) in cambio dell'assunzione di una figlia la stessa azienda di Romeo. I fatti contestati si riferiscono a un periodo tra l'ottobre e il novembre del 2016.
CALDERARA, UOMO DEL MINISTERO - Calderara, al Palazzo di Giustizia dal 18 ottobre 2016, al Ministero della Giustizia ha ricoperto molti altri incarichi. E' stato anche direttore generale delle Risorse Materiali dei Beni e dei Servizi nel Dipartimento per la Giustizia Minorile e direttore dell'Ufficio II della Direzione Generale delle Risorse Materiali, dei Beni e dei Servizi nell'ambito del Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi. Ora per lui potrebbe incorrere in una sospensione. Alla luce dell'indagine emersa oggi, il Ministro Andrea Orlando ha chiesto un rapporto informativo al capo Dipartimento organizzazione giudiziaria, e ha chiesto anche di assicurare alla Procura di Napoli ogni possibile collaborazione istituzionale. "Resta inteso che il Ministero della Giustizia - fa sapere via Arenula - si riserva di valutare la condotta del dirigente indagato anche ai fini delle opportune iniziative cautelari".
IL FILONE CONSIP - Intanto è attesa per domani la decisione del tribunale del Riesame di Roma in merito alla richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere disposta dal gip Gaspare Sturzo nei confronti di Romeo. I difensori di Romeo avevano depositato l'istanza sulla legittimità dei provvedimenti restrittivi contestualmente a quella fatta al gip Sturzo e da questi rigettata venerdì scorso. Nelle motivazioni al no, tra l'altro, il gip scriveva che "il modello costruito da Romeo oggi risulta rafforzato tramite i riscontri indiretti forniti dal Romeo mediante la memoria difensiva".