Lunedì 10 Febbraio 2025
REDAZIONE CRONACA

Alessia Pifferi, via al processo d’appello: il giudice concederà una nuova perizia psichiatrica?

Milano, torna in aula la mamma condannata all’ergastolo per aver abbandonato e lasciato morire di stenti la figlia di soli 18 mesi. La difesa punta tutto sulla mancata capacità di intendere e volere e per questo chiederà un nuovo esame

Alessia Pifferi durante un'udienza del processo in primo grado per l'omicidio della figlia Diana nell'aula del Palazzo di Giustizia a Milano

Alessia Pifferi durante un'udienza del processo in primo grado per l'omicidio della figlia Diana nell'aula del Palazzo di Giustizia a Milano

Milano – Dopo la falsa partenza del 29 gennaio, con l’udienza saltata perché l'imputata era influenzata, oggi,  lunedì 10 febbraio, Alessia Pifferi torna in aula a Milano per il processo d'appello per la morte della figlia Diana, abbandonata per sei giorni e lasciata morire di stenti a soli 18 mesi nell'estate 2022.

La donna, condannata in primo grado all'ergastolo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, è attesa nell'aula al piano terra del Palazzo di giustizia dove le telecamere sono state vietate. Quella di oggi non sarà, in ogni caso, l'ultima udienza. La corte stabilirà solo se concedere una seconda perizia psichiatrica, come chiesto dalla difesa, oppure rinviare ad altra data per la discussione delle parti e la sentenza. Se si verificasse la prima ipotesi si tratterebbe di una vittoria della linea sostenuta con forza dall'avvocata Alessia Pontenani, da sempre convinta che l'imputata è pericolosa per se stessa e che non è capace di intendere e di volere, diversamente da quanto sentenziato dalla perizia psichiatrica.

Approfondisci:

Alessia Pifferi e il “sì” al matrimonio in carcere: dalla proposta dell’uomo alla lettera delirante della mamma killer

Alessia Pifferi e il “sì” al matrimonio in carcere: dalla proposta dell’uomo alla lettera delirante della mamma killer

È il pomeriggio del 14 luglio 2022 quando Alessia Pifferi lascia sua figlia a casa, in via Parea (zona Ponte Lambro), con due biberon di latte e due bottiglietta d'acqua, per trascorrere un fine settimana con il compagno. Mente a tutti su dove si trova la bambina. Quando torna trova la piccola senza vita nel suo lettino: è morta in "un quadro di disidratazione spiccato", svela l'autopsia. Nella motivazioni della sentenza di primo grado non c'è spazio per le attenuanti: la trentottenne - detenuta nel carcere di Vigevano (Pavia) - è una donna mossa dal "futile ed egoistico movente di ricercare e vivere dei propri spazi di autonomia" rispetto "al prioritario diritto-dovere di accudimento della propria figlia".