Grado (Gorizia), 24 novembre 2021 - È scomparso in una domenica d'estate, era il 25 luglio. Alessandro Zaniboni, 55 anni, geometra di Grado (Gorizia), era arrivato per lavoro a Lotzorai, in Sardegna, da venti giorni. Ispettore di saldature negli impianti petroliferi, speleologo, escursionista appassionato. Per la famiglia finito in un crepaccio impenetrabile, nonostante le ricerche di Soccorso alpino e volontari. Per lo Stato ufficialmente ancora vivo. Un fantasma.
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Come un fantasma
"Chiaro che mio fratello non c’è più, ne siamo coscienti - ragiona il fratello Gianluca -. Ma per lo Stato italiano è vivo. Per i prossimi dieci anni non possiamo fare niente. La dichiarazione di morte presunta non può avvenire prima. Il problema è che mia mamma ha 75 anni. Mi chiedo se riuscirà ad aspettare tutto questo tempo, con un dolore così grande. Lo ripete sempre: vorrebbe avere almeno un posto su cui piangere".
Ma ci sono anche altri aspetti, come se la vita fosse congelata. "Ci arriva la posta e non possiamo aprirla, sarebbe un reato. Vale per tutto, per la banca e per le tasse da pagare. Abbiamo fatto richiesta di avere un procuratore, siamo tutti d'accordo che sia io. Abbiamo mandato una richiesta in tribunale due mesi fa, ormai. Ma ad oggi, 24 novembre, ancora non si è espresso nessuno. Aspettiamo che il tribunale dia questo benestare".
Le ricerche
Per il fratello "c’è stato un grande dispiegamento di forze, chiunque lo stava cercando, l’ho visto con i miei occhi. Più di cento divise, poi anche i pastori della zona. Mi hanno detto, abbiamo cercato in tutti i posti in cui potevamo cercare, suo fratello non c’è. In buona sostanza vuol dire, non abbiamo più niente da cercare. Quella montagna là, il Supramonte, è piena di crepacci. Quindi se ti allontani dai sentieri, sei convinto di camminare nella montagna perché vedi l’erba. Ma invece l’erba magari è dieci centimetri e poi vai giù. Questo mi hanno detto. Ovvio, noi vorremmo che mio fratello fosse trovato, questo è banale. Questo è un desiderio. Ma so già che nessuno lo cercherà perché lo hanno già cercato e lui non c’è. Siamo pienamente coscienti che se è finito in una buca... nessuno ci va”. Per due settimane lo hanno cercato uomini del soccorso alpino, vigili del fuoco, finanza, corpo forestale, polizia e carabinieri della stazione di Tortolì. Niente.
Il giallo
Suicidio, incidente, altro? “Mio fratello era arrivato in Sardegna da venti giorni. Una persona che staa nelle sue, non dà confidenza subito, difficile che abbia avuto amicizie dopo venti giorni. Gioviale ma prudente, finché non ti inquadrava bene. Era un ispettore di saldatura, geometra, aveva un contratto di lavoro per un anno e mezzo con un ottimo stipendio. Non aveva nessun senso sparire o altro. Nemici non poteva averne, era appena arrivato. Sicuramente aveva un lavoro di responsabilità, non voglio dire pericoloso ma doveva controllare quello che facevano gli altri”.
Speleologo
“Lui era uno speleologo. Quello che la gente non sa è che tra i 15 e i 20 anni fa qui in Friuli una persona si era persa in una grotta, lui con la sua squadra l'aveva salvata. Il mio pensiero è proprio che lui ha fatto una gita fuori porta e ha messo un piede in fallo. Questa è l’ipotesi più probabile. Se vuoi eliminare una persona vai a casa. Aveva lasciato la lavatrice accesa proprio per quello. Lui dentro aveva i vestiti da lavoro. Voleva fare questa visita, io penso volesse vedere una grotta. Probabilmente si è detto, attacco la lavatrice, vado, vedo e torno”. Invece è sparito nel nulla.