Bologna, 7 novembre 2023 – Un anno fa, terminato il turno in Questura a Napoli, mentre andava a prendere la sua macchina parcheggiata al porto, Alessandra Accardo venne aggredita selvaggiamente e violentata da un senza fissa dimora, che la colpì con una pietra in testa e continuò a picchiarla anche mentre abusava di lei. Ieri mattina, l’assistente della polizia, 33 anni, a Bologna per il Premio Fedeli – organizzato del sindacato di polizia Siulp e ospitato, quest’anno, al liceo Sabin –, ha ripercorso quei "venti minuti più lunghi della mia vita" di fronte a una platea attenta. ‘Violenza - Il coraggio di ripartire’, era il titolo del convegno. E Alessandra lo ha dimostrato tutto questo coraggio, tornando al lavoro appena tre mesi dopo la violenza, avvenuta la notte tra il 19 e il 20 ottobre 2022. "Perché non ci si deve arrendere. Dovevo dimostrare a me stessa di essere più forte di quello che mi era accaduto", le sue parole.
Alessandra, non è semplice per una donna che ha subìto violenza raccontarlo. Cosa l’ha spinta a farlo?
"Ho deciso di metterci la faccia, portare la mia testimonianza proprio perché molte donne non riescono a farlo. Perché non hanno la forza di parlare. O perché non possono parlare più, perché sono state strappate alla vita. Raccontando questa cosa che mi è accaduta voglio dare voce anche a loro. E voglio dare un messaggio positivo: che bisogna denunciare, perché non si è sole. Non si deve aver paura".
Lei è stata molto forte. È stata la sua testimonianza lucida, resa subito dopo la violenza, a fare arrestare il suo aggressore.
"Ho fatto il mio lavoro. Il mio unico obiettivo, dopo quanto accaduto, era assicurare quell’uomo alla giustizia. E mi sono forzata, superando il mio dolore personale, di raccontare subito tutto, ricostruire ogni dettaglio, per permettere di individuarlo e arrestarlo".
Si è sentita sola in quei momenti?
"Mai. I miei colleghi hanno fatto di tutto non solo per arrivare all’arresto dell’aggressore, ma anche dal punto di vista umano. Sono stati un’altra famiglia, il loro sostegno non è mai mancato ed è forte anche oggi".
Il ventitrenne del Bangladesh è stato condannato a marzo scorso.
"Ha preso 14 anni in abbreviato. Una pena importante, su cui ha pesato il tentato omicidio. Perché lui ha tentato anche di ammazzarmi, oltre ad abusare di me. Mi ha voluto fare male".
Oggi si parla molto di più di violenza di genere, è entrato in vigore il codice Rosso, ma le pene per chi si macchia di violenza sessuale, alla resa dei conti, spesso si riducono a poca cosa...
"Io sono una poliziotta: le leggi non vanno commentate, ma fatte rispettare. Da cittadina, dico che se sul punto c’è un dibattito; se gli organi di informazione ne parlano, qualcosa vuol dire".
Lei ha deciso di parlarne anche ai ragazzi, non a caso l’incontro di cui è stata protagonista si è tenuto in una scuola superiore.
"La violenza, come quella che ho subìto io, che subiscono ogni giorno migliaia di donne, è figlia di una cultura sbagliata, di atteggiamenti in cui vincono ancora i valori del patriarcato. Bisogna scuotere le coscienze, per cambiare questo modo di pensare. E bisogna partire dall’educazione, dai giovani, per sradicare queste concezioni figlie della violenza. L’unica strada percorribile per cambiare le cose è educare al rispetto. E adesso c’è sensibilità sul tema, ho fiducia".
Il premio Fedeli è stato un’occasione per tornare a Bologna, il Siulp le ha conferito ieri il premio speciale Rita Parisi proprio per il suo impegno sociale.
"Ho lavorato per otto anni qui, è una città che mi ha lasciato un bel ricordo. Sono stata prima alla Stradale a Pian del Voglio e poi alla Polfer. Quando sono stata aggredita ero da poco tornata in servizio a Napoli, che è la mia città natale, ma Bologna la porto nel cuore".
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