Jacopo Ciacchi ha 39 anni ed è stato caregiver per cinque mesi, "ma è come se fossero stati anni", tende a precisare. Lui è fiorentino e suo nonno era autosufficiente fino a maggio, fino a quando non è venuto a mancare. Ieri era in piazza a chiedere maggiori aiuti e cambiamenti nel sistema di assistenza. "Aveva 96 anni quando è caduto e si è fatto male. Dall’ematoma che si è formato non era più lui. Quando è tornato dall’ospedale sembrava leggermente spaesato, ma comunque pareva si stesse riprendendo. In un mese è cambiato tutto".
Lei e sua mamma vi siete trovati caregiver in poco tempo.
"Sì, dico sempre che non era lui ad aver bisogno di noi, ma noi di lui. Aveva da poco perso la moglie e aveva imparato anche a stirare. Per questo gli dicevo che era diventato maggiorenne. Poi la caduta a maggio e il peggioramento a giugno. Da lì sono stati cinque mesi in cui abbiamo anche imparato a mettergli il catetere. Avevamo bisogno di infermieri, perché da soli non riuscivamo. Poi è stato trasferito a Villa I Glicini".
Non era più possibile tenerlo a casa?
"No, aveva bisogno di cure continue. Gli infermieri venivano solo per cambiargli il catetere e per pulirlo, ma non bastava. Poi, a volte era violento, era qualcosa di involontario, ma non riuscivamo a gestirlo da soli".
Cosa chiede alle istituzioni?
"Chiediamo uno sportello unico all’Asl. Non vogliamo che accada quello che è accaduto a noi. Ci siamo trovati il peso della burocrazia addosso, uffici dell’Asl, assistenti sociali che ci chiedevano documenti che alla fine non servivano per quella data procedura. E c’è bisogno di maggiore formazione e di aggiornamento per gli operatori.
Quanto alle spese?
"Il tema dei costi esiste, sono esorbitanti. Noi non abbiamo avuto problemi, ma sono tanti quelli che hanno dovuto ipotecare i propri beni per poter pagare le cure".
Lorenzo Ottanelli