Roma, 2 ottobre 2024 – Dieci miliardi per la sicurezza dei medici (e dei pazienti). Mentre oggi il decreto sulle aggressioni ai sanitari è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il presidente Fnomceo Filippo Anelli insiste: “Servono 10 miliardi da investire sul personale medico se vogliamo davvero invertire la rotta”.
Aggressioni ai sanitari, cosa prevede il decreto
Tre sono i punti chiave del decreto:
-
possibilità di arresto differito
- pene fino a 5 anni di reclusione
- multe.
"Apprezziamo l’urgenza con cui il governo è intervenuto contro le aggressioni – osserva Anelli -. Ma questa è soltanto la parte repressiva, non ci risolve tutti guai, magari fosse così. Ci dà una risposta nell’immediato”.
Manca la videosorveglianza
Anelli richiama anche un impegno che per ora non ha trovato risposta. “Manca tutta la parte relativa alla videosorveglianza – mette in evidenza -. Il sottosegretario Mantovano si era impegnato a risolvere la carenza di videocamere con la Finanziaria. Ci aspettiamo quindi un secondo intervento per rendere efficace il decreto introdotta oggi. Credo che questa misura dovrebbe essere attuata il prima possibile”.
“Il problema di fondo del sistema sanitario”
Ma con tutto questo resta un problema di fondo, “la mancata attrattività del sistema sanitario, è in corso una grande fuga. Per questo occorrono investimenti di peso”. Anelli scandisce l’aggettivo: “In-di-spen-sa-bi-le intervenire sui professionisti perché la violenza è l’epifenomeno di un sistema entrato in profonda crisi. I medici non sono messi nelle condizioni di svolgere il loro lavoro, questo produce reazioni negli assistiti e abbandono della professione pubblica”.
Il problema visto dalla Puglia
Il problema visto dalla Puglia, nelle parole di Donato De Giorgi, presidente Fnomceo Lecce, approda alla stessa analisi. “Sicuramente l'aumento delle pene contro la violenza serve. Certamente il decreto è un segnale positivo di attenzione. Ma altrettanto certamente non dà nessuna importanza alle cause profonde che stanno alla base della violenza, e che riguardano l'organizzazione della struttura e il numero di sanitari”.
“Ecco cosa bisogna cambiare”
Premette il presidente De Giorgi: “Naturalmente la violenza non può mai essere giustificata. Ma certamente può avere delle motivazioni. Occorre gestire meglio l'organizzazione, abbattere le liste d'attesa, avere sedi più adeguate e sicure. Queste sono le basi”.
Guardia medica, cosa serve
Prende l'esempio della guardia medica. “Oggi ci troviamo magari senza il tasto rosso per la chiamata d'emergenza, la videosorveglianza è carente come il personale, che è stato promesso ma non è mai arrivato. Invece è indispensabile che ad esempio nelle visite a domicilio i colleghi siano almeno in due”.
Riflette il presidente Fnomceo Lecce: “In Puglia abbiamo avuto tanti casi di aggressioni. Ma uno in particolare ha cambiato per sempre il rapporto tra cittadino e Stato, quello che è accaduto a Foggia a settembre. Decine di persone sono partite da un paese per fare a loro dire giustizia dopo la morte di una ragazza. Ma in corsia l’esercito non ha senso. Piuttosto, va rivisto il funzionamento della guardia medica. Dopo le 24:00 bisogna concentrare le presenze in alcuni spazi, non avere quindi professionisti isolati”.
Le richieste della Federazione tecnici sanitari
E anche le sigle dei tecnici sanitari insistono sulle stesse necessità. “Le aggressioni non sono solo una questione di sicurezza, ma il sintomo di un disagio profondo e complesso, alimentato da un clima di sfiducia verso le istituzioni e da una crisi nei valori civili e sociali”, è la riflessione di Teresa Calandra, presidente Fno Tsrm e Pstrp, sigle che rappresentano il mondo vastissimo dei tecnici sanitari di radiologia medica, della riabilitazione e della prevenzione.
Per questo si chiedono “investimenti in risorse umane, infrastrutture e modelli organizzativi capaci di garantire sicurezza e qualità delle cure".