Il sindaco Giuseppe Sala lo ammette da tempo: il caro casa – in vendita e in affitto – è uno dei problemi più gravi di Milano. L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, intanto, domenica ha lanciato il “Fondo Schuster - Case per la gente“: un milione di euro per aiutare le famiglie che hanno difficoltà a pagare l’affitto nella metropoli lombarda. Anche Palazzo Marino ha definito una strategia per provare a ridurre il problema. Lo scorso 24 ottobre il sindaco Giuseppe Sala e l’assessore alla Casa Guido Bardelli hanno presentato il Piano straordinario per la casa accessibile. Un programma per realizzare 10 mila case “low cost“ in 10 anni. Il Comune ieri ha fatto un passo avanti per realizzare questo piano anti-caro casa. Da ieri è online l’avviso esplorativo riguardante le prime quattro aree (delle 21 individuate): Porto di Mare, via Sant’Elia (ex Palasharp), via San Romanello e via Demostene. E dall’assessorato alla Casa fanno sapere che non passerà molto tempo prima che l’amministrazione lanci il prossimo avviso esplorativo, che metterà a disposizione quasi 33 mila metri quadrati di aree: via Pompeo Leoni (circa 12 mila mq), via Bovisasca (circa 1.900 mq), via Medici del Vascello (circa 14 mila mq) e via Pitagora (circa 4.900 mq). Palazzo Marino chiama a raccolta il settore privato, per verificare l’interesse a realizzare e gestire – in queste aree – alloggi in Edilizia Residenziale Sociale Calmierata (Ersc), ossia in locazione permanente a canone non superiore agli 80 euro mq/anno. L’avviso appena lanciato si rivolge a persone giuridiche e enti, in forma singola o in raggruppamento temporaneo. Ogni realtà potrà presentare non più di una proposta per sito. Il Comune prevede di concedere le aree in diritto di superficie per la durata massima di 90 anni. Sarà considerato un valore aggiunto il coinvolgimento di giovani under 35 nella definizione del progetto o di parte di questo. Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate entro le ore 12 del 17 marzo 2025. M.Min.
Milano – Un armadio, una scrivania, un divano e un letto a soppalco. Nove metri quadrati di stanza in un appartamento da condividere con due studentesse, per un affitto di 1.225 euro al mese, spese incluse (salvo conguaglio). «Il canone è un po’ alto – ammette il proprietario –, ma almeno non ci sono spese d’agenzia». In un altro universo sarebbe una battuta, ma siamo a Milano, a due passi dall’università Bocconi, dove «soluzioni abitative» come questa sono tutt’altro che rare.
Quello del caro affitti nel capoluogo lombardo è un problema eterno, che intreccia storie di giovani professionisti, famiglie, studenti fuorisede e lavoratori pendolari, ognuno impegnato in una lotta personale contro un sistema che sembra fatto per escludere, anziché accogliere. I numeri parlano di un mercato drogato dove, secondo i dati di Immobiliare.it, il prezzo medio dei canoni di locazione è passato in tre anni da 18,5 a 22,5 euro al metro quadro al mese: quasi il doppio rispetto al valore di riferimento nazionale, pari a 13,5 euro. In città, oggi, servono mediamente 353 euro per un posto letto in una stanza doppia, 636 euro per una camera e 1.311 per un monolocale. Ma in alcuni quartieri il costo è nettamente superiore.
Vicino a Loreto, in semi-centro, si affitta a 1.200 euro al mese (utenze escluse) una stanza con letto matrimoniale in cui non c’è neanche spazio per una scrivania. «Però c’è la cabina armadio – dice sorridendo il padrone di casa – e prendendo questa camera si ha più diritto a usare il tavolo della cucina», da condividere con un altro inquilino. Il costo d’ingresso? «Tre mesi di caparra, più la prima mensilità: totale 4.800 euro». Non è troppo? «A Milano costa tutto», è la risposta serafica, a cui si aggiunge un commento di colore tutto milanese: «Almeno qui non siamo in Centrale o in via Padova, dove ti accoltellano».
Poco lontano, in zona Lambrate, ci viene presentato un posto letto in una camera doppia a 550 euro: nell’alloggio ci sono un bagno e una piccola cucina, da dividere tra quattro inquilini. Tutti questi prezzi vengono presentati nella più assoluta normalità, come se non fossero insostenibili per molti studenti e lavoratori neo-assunti. Ormai, tra la giungla degli annunci, la difficoltà di ottenere una visita, la corsa all’accaparramento di stanze che spariscono dalla sera alla mattina, il discutibile aspetto di molti alloggi e le spese folli, quello degli “affitti da incubo” è diventato un formato popolarissimo sui social media.
E poi c’è la questione dei micro-appartamenti. Nella cerchia interna di Milano, in zona Moscova, un monolocale di 20 metri quadri che la stessa agente immobiliare definisce «praticamente una camera d’albergo» si affitta a 1.300 euro (bollette escluse). C’è un’unica finestra, che illumina un cucinino a un metro dal divano letto, che una volta aperto è quasi attaccato alla porta del bagno. Il prospetto del costo d’ingresso è da non credere: tra caparra e spese d’agenzia, l’inquilino dovrebbe pagare 8.400 euro. «Il padrone – chiosa l’agente – sa che lo affitterà comunque. C’è persino chi ha chiesto di prenderlo per poi subaffittarlo su AirBnb». Avvicinandosi al centro, gli annunci peggiorano: 1.700 euro per 20 metri in Centrale, 1.900 per 19 metri in Porta Ticinese, fino a 3.000 euro per un «silenziosissimo» monolocale di 25 metri quadri in zona San Marco che – su richiesta – non è possibile visitare.
A incidere sull’impennata dei canoni milanesi, oltre al proliferare degli affitti brevi e all’incremento demografico di una città che nonostante tutto continua a sedurre, è soprattutto l’aumento del prezzo d’acquisto degli immobili, cresciuto del 36 per cento negli ultimi cinque anni. Chi non può permettersi di comprare un alloggio, sia per il costo sia per il rialzo dei tassi d’interesse sui mutui, è costretto a restare in affitto: questo satura il mercato, spingendo ulteriormente verso l’alto i canoni di locazioni. E secondo il direttore generale di Immobiliare.it Paolo Giabardo «i prezzi di vendita continueranno a salire». Ancora non si intravede, quindi, un orizzonte di sostenibilità nel mondo degli affitti a Milano.
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