Prato, 2 novembre 2014 - Sarà la grande attrice Adriana Asti ad inaugurare il cartellone di prosa della nuova stagione del Teatro Metastasio. Un lungo e prestigioso carnet di appuntamenti che coincide con i cinquanta anni dalla riapertura del teatro pratese dopo un lungo restauro. L’attrice milanese è dunque la prima “regina” del palcoscenico che debutterà mercoledì 5 novembre con un testo classico del teatro contemporaneo; “Danza macabra”, scritto nel 1900 in una sola settimana dal grande drammaturgo svedese August Strindberg. Adriana Asti nel ruolo di Alice, ex attrice e moglie di Edgar capitano di artiglieria. Alle soglie delle nozze d’argento i due coniugi saranno protagonisti di feroce confronto/scontro all’interno di un“inferno” domestico. Sul palcoscenico anche Giorgio Ferrara e Giovanni Crippa. Regia del maestro Luca Ronconi.
Un altro ruolo intenso per la Asti, oramai presenza costante del teatro Metastaio di Prato. Solo nelle ultime stagioni il pubblico pratese ha avuto il piacere di ammirarla e naturalmente applaudirla in “Giorni felici” di Samuel Beckett e “La voce umana” di Jean Cocteau. Una autentica primadonna dello spettacolo italiano, con quasi sessant’anni di carriera alle spalle. Come non ricordare i personaggi femminili interpretati per i registi più importanti del cinema ? Dalle prime partecipazioni in “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti e “Accattone” di Pierpaolo Pasolini, a “Prima della rivoluzione” di Bernardo Bertolucci (suo ex marito) e “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi. In pochi anni Adriana Asti diventa l’attrice preferita dei grandi autori del cinema impegnato. “Ludwig” ancora di Visconti, “Il fantasma della libertà” di Luis Bunel, “Per le antiche scale” di Mauro Bolognini e in anni più recenti “Il prete bello” di Carlo Mazzacurati e “La settima stanza” di Marta Meszaros. Brava sempre. Tanto brava da permettersi il lusso di spaziare nei vari generi cinematografici, spingendosi fino alle soglie del trash. E alcuni titoli sono lì a dimostrarlo; “Homo eroticus”, “La schiava io ce l’ho e tu no” entrambi con Lando Buzzanca, “Il trafficone”con Carlo Giuffrè e Lino Banfi, “Zorro”con Alain Delon diretto da Duccio Tessari.
Addirittura il “Caligola” di Tinto Brass in cui è protagonista di una delle scene più spinte. Ma basterebbe una sola partecipazione a dimostrare tutto il talento di questa attrice, così piccola fragile e minuta, così grande e superba su un palcoscenico o davanti ad una macchina da presa. Anno 2003. Esce sugli schermi “La meglio gioventù” dopo la vittoria al festival di Cannes nella sezione “Un certain regard”. Nel film di Marco Tullio Giordana la Asti è Adriana Carati, madre di Luigi Lo Cascio e Alessio Boni. D’improviso il suicidio di uno dei figli (Boni) trasformerà il suo bel volto in una maschera tragica e dolente che ancora commuove lo spettatore.