Roma, 14 febbraio 2024 – “Appena ci vedevamo la prima cosa che faceva era prendere il mio telefono perché comunque non aveva fiducia di me". E uno. "Doveva uscire solo con lei, doveva chiamare solo lei, doveva seguire su Instagram solo lei". E due. "La ragazza gli manda una foto in intimo, questi due si lasciano e questo qua la fa girare". E via così fra pedinamenti, ceffoni scambiati per gesti d’affetto, manie di controllo e senso del possesso fuori controllo.
È l’inferno dell’amore giovane. Sospettato e oggi smascherato da un sondaggio inedito realizzato da Save the Children in collaborazione con Ipsos e pubblicato nel rapporto "Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza". Un campanello d’allarme, un quadro inquietante dove le relazioni sentimentali dei ragazzi fra i 14 e i 18 anni sembrano uscire dal passato e invece sono diffuse e considerate "normali". Parlano i numeri, le testimonianze.
Il 52% ha subito comportamenti violenti, il 65% viene controllato dal partner, il 30% sostiene che la gelosia è un segno d’amore come condividere la password dei social. Lui o lei è la stessa cosa. Uno su cinque dichiara di essere stato spaventato dal partner con atteggiamenti violenti, dai pugni al lancio di oggetti, mentre un 17% pensa possa succedere che in una relazione intima scappi uno schiaffo ogni tanto. Qualcuno ha creato un falso profilo a scopo di spionaggio. E c’è chi ha visto le proprie foto intime condivise senza consenso. Sia i ragazzi sia le ragazze sono dell’idea che se davvero lei non vuole avere un rapporto sessuale il modo di sottrarsi lo trova. Sulla stessa linea le opinioni rispetto ad altre forme di attribuzione di responsabilità della vittima nella violenza sessuale: lei provoca per come si veste e si comporta. Se non dice apertamente "no" significa che ci sta. E anche se è piena di droga o alcol resta comunque in grado di acconsentire o meno a un rapporto. Poi gli stereotipi: le ragazze piangono di più, si prendono più cura delle persone e si sacrificano per la relazione.
Sul mettere le mani addosso Claudio, 19 anni, spiega come vanno le cose: "Ho tante amiche che mi hanno detto che uno schiaffo lo hanno preso". Susanna, 16 anni, racconta dell’amica: "Stava insieme a questo ragazzo e per tanto tempo le alzava le mani e lei non lo lasciava. Forse ha paura, forse scambia per amore ciò che non è". Il controllo prima di tutto: non accettare contatti sui social, non uscire con certe persone, verificare i profili, non vestirsi in un certo modo e addirittura – in un momento di difficoltà – reagire facendosi del male.
Tra i comportamenti violenti ci sono tante sfumature: essere chiamati con insistenza al telefono per sapere dove si è, incassare parolacce, grida e insulti, essere ricattati per ottenere qualcosa che non si voleva fare, ricevere con insistenza la richiesta di foto intime poi divulgate senza consenso.
Antonella Inverno, responsabile Ricerca e Analisi di Save the Children, invita a preoccuparsi sul serio: "Ciò che allarma è l’accettazione diffusa di forme di controllo, la tolleranza nei confronti di pratiche violente e la persistenza di stereotipi di genere. Considerare gelosia e possesso ingredienti accettabili e segni di amore in una relazione di coppia, o attribuire una responsabilità alla vittima di una violenza sessuale per il modo in cui è vestita, non possono essere considerati retaggi del passato". In questo minestrone dimensione online e offline si confondono: prima ti conosco e poi ti chiedo l’amicizia, oppure il contrario. E poi succede quel che succede, la gelosia sui social amplifica e porta all’estremo le dinamiche della realtà. Nel sondaggio si parla sempre dell’amico o per ipotesi, mai con troppa lucidità: "Tipo mi metto con sta ragazza…c’è sto ragazzo che ci prova, lei comunque sta con me. Magari è giusto ogni tanto un’occhiata al telefono. Anche viceversa eh… ".
Buon San Valentino a tutti.