Giovedì 24 Aprile 2025
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

La piaga degli adescamenti online. “Pericolo dilagante, servono divieti”

La psicologa Giannini (Università Sapienza): “I giovanissimi chiedono punti di riferimento e dialogo”

Anna Maria Giannini, psicologa e criminologa, dirige il Servizio di psicologia giuridica e forense alla Sapienza

Anna Maria Giannini, psicologa e criminologa, dirige il Servizio di psicologia giuridica e forense alla Sapienza

Roma, 26 aprile 2025 – Gli adescamenti via social. “Oggi sono un fenomeno dilagante. Le persone trascorrono un tempo sempre più esteso in Rete e delegano a questo le conoscenze. Purtroppo accade anche ai minorenni. Si organizzano, si conoscono, poi magari si danno appuntamento con adulti di cui non sanno nulla”. Anna Maria Giannini, direttrice del Servizio di psicologia giuridica e forense alla Sapienza, parte dall’analisi e si rivolge ai genitori.

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Gli adulti sono distratti o è facile bypassare i controlli?

“Certe mamme e papà sottovalutano i rischi della Rete. Proprio mentre le aggressioni in generale e quelle sessuali in particolare stanno aumentando. Le persone, soprattutto in certe fasce d’età, ormai sembrano non sapersi muovere nelle relazioni affettive. Sono in contatto unicamente con le loro pulsioni. E se sono in gruppo, vogliono mostrare la loro ’potenza’. Pensano che questo sia il modo per apparire forti, invece è il contrario, è un segno di debolezza”.

Da psicologa e criminologa che analisi fa?

“Purtroppo siamo di fronte a un’evoluzione della pre adolescenza, dell’adolescenza e a volte della post adolescenza che va verso una sempre maggiore difficoltà nelle relazioni affettive. Devo ottenere quello che voglio quando voglio, se l’altro si nega reagisco brutalmente. E lo stupro è diventato anche un modo di agire in branco dei ragazzi. Terribile. Non c’è sessualità, c’è solo violenza. Quello che dispiace è che sono crimini in netto aumento”.

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Perché un ragazzo preferisce il mondo virtuale?

“Perché è molto più facile relazionarsi con qualcuno dietro a uno schermo che in presenza. Per questo aumentano hikikomori e persone che hanno difficoltà sociali. Il motivo è un sempre maggiore disagio collegato alla socializzazione. E una spinta ad essere concentrati su se stessi. Sempre più spesso, quando i ragazzi stanno insieme fuori dalla Rete, assumono droghe o alcol, una delle emergenze”.

Anche per i minorenni?

“Assolutamente sì, basta guardare i dati dell’ospedale Bambin Gesù. Gli accessi al pronto soccorso vedono ragazzini sempre più piccoli, hanno 11 e 12 anni, arrivano in coma etilico o con sindromi date da assunzione di sostanze. E il ministero dell’Interno evidenzia un aumento della criminalità minorile”.

Lei parla con i ragazzi nelle scuole di tutta Italia. Cosa percepisce?

“Un assoluto bisogno di punti di riferimento. La via d’uscita? Bisogna rimettere in campo gli aspetti valoriali, il dialogo con la famiglia e con la scuola. Purtroppo molto sta nei genitori. Ma proprio loro sono i primi ad aggredire arbitri o professori, quando ci sono problemi”.

Come si mette un argine?

“Anche con i divieti e i no, quando servono. Per i minorenni ci dev’essere il parental control su computer e telefonini, non si può navigare liberamente come si vuole. Quando sono più grandi diventa fondamentale il dialogo. Genitori e scuole devono spiegare bene quali sono i rischi di un ambiente aperto e privo di controllo. Bisogna mettere in guardia i ragazzi, perché chi si presenta può avere addirittura un profilo falso. La chiave è assolutamente la prevenzione”.