Marina di Carrara, 20 gennaio 2015 - E' in lutto la marineria. All'età di 84 anni è morto Mario Paladini uno dei comandanti più gloriosi della tradizione dei lupi di mare di Marina di Carrara. Iniziò sullo yacht di un magnate australiano, quindi approdò sul Rosetta, goletta del conte Domenico Agusta, il "signore degli elicotteri". La straordinaria carriera del comandate Paladini ha avuto il suo culmine con il comando del Dodi di Al Fayed la prestigiosa imbarcazione che il magnate aveva intitolato al figlio, morto nel tragico incidente con la principessa Diana d’Inghilterra (clicca qui).
Romano Bavastro, caposervizio della redazione di Carrara de La Nazione dal 1969 al 2001, gli aveva dedicato intere pagine nel suo libro “Le Vele del marmo” andato a ruba proprio per comandanti di grande carisma ed esperienza come Mario Paladini. Lui volle sempre con se un equipaggio marinello sulla mega barca di 38 metri. A bordo c'erano il nostromo Matteo Bafficolo (di Fezzano), Claudio Giovannelli, Floriano Pedrelli alle macchine, Domenico Zolesi cuoco e Paolo Moriconi addetto ai motori. Fino all’ultimo è stato vicino al suo grande amore, il mare. E una collaborazione lavorativa sfociata poi in un’amicizia con il magnate Mohamed Al Fayed. Se n’è andato all’età di 84 anni Mario Paladini, uno dei comandanti più importanti comandanti della tradizione marinella di lupi di mare. Una scomparsa che ha segnato profondamente il settore della nautica locale, da sempre attaccata a coloro che la fecero grande. Un uomo da sempre affascinato dal mare, praticamente nella sua vita aveva sempre trascorso tempo a boro di una nave. Nonostante l’età avanzata e la pensione, l’84enne era ancora attivo nel settore e molte volte veniva interpellato per rilasciare delle consulenze nel settore. Orfano fin dalla nascita, Paladini era stato allevato dagli zii.
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Vedovo ormai da anni, Paladini lascia l’unica figlia, Bianca Maria. Paladini era molto importante per la nautica locale, tanto che il nostro ex capo servizio Romano Bavastro l’aveva ricordato in una delle sue tante opere letterarie, il libro «Le Vele del marmo», con molti richiami nel testo. Paladini ha una vera e propria attrazione per la distesa blu: inizia giovanissimo a guidare navi cartiere di Arbatax per poi trasferirsi per un breve periodo a lavorare ai cantieri navali. Ma il destino di Paladini non è quello del restare a terra, ma di solcare il mare: dopo l’imbarco sullo yacht di un magnate australiano, il futuro comandante finì sul Rosetta, goletta del conte Domenico Agusta (il signore degli elicotteri) comandato da Domenico Vatteroni. Successivamente passerà sul Mavì dei conti Rivetti, e sulla Felicità del pittore scultore Sergio Vatteroni. DI LÌ a poco arriva la svolta, che farà nascere un’amicizia fatta di reciproco rispetto: il comandate Paladini si lega al nome di Al Fayed. Il legame con l’ex proprietario dei magazzini Harrods di Londra durerà per 17 anni come comandante del suo lussuosissimo «Dodi». E Paladini si portò sul megayacht un equipaggio tutto marinello: nostromo fu Matteo Bafficolo, Paolo Moriconi addetto ai motori, Claudio Giovannelli con Floriano Pedrelli alle macchine, Domenico Zolesi, cuoco. Paladini guiderà per quasi due lustri il Dodi, che il magnate egiziano aveva intitolato al figlio, tragicamente scomparso in un incidente d’auto con la principessa Diana Spencer il 31 agosto del 1997 a Parigi mentre si trovavano nella galleria del Pont de L’Alma. UN UOMO d’altri tempi, coraggioso, tenace, generoso, sempre prodigo di consigli preziosi come lo ricordano gli amici di una vita. E' la stessa parente di Paladini, Francesca, titolare del negozio di nautica e ferramenta di ruga Maggiani a ricordare il carattere del comandante: «Era davvero un uomo gentilissimo, una persona davvero speciale, era conosciuto da tutti per la sua grande passione per il mare. Fino all’ultimo è voluto rimanere attivo nel suo lavoro. Lo avevamo visto poco tempo fa, ci eravamo fatti gli auguri per le festività, poi abbiamo saputo poco fa della sua scomparsa. Una notizia davvero dolorosa. Un esempio per tutti, soprattutto per le giovani generazioni di comandanti che si avvicinavano a lui per imparare il mestiere». E nella piena riservatezza una messa in suo onore è stata officiata lunedì nella chiesa della Santissima Annunziata. Ora sarà cremato: Paladini poi riposerà al cimitero di Turigliano.