di Saverio Migliari
e Francesco Zuppiroli
RIMINI
"Lui ha una vocazione. È un memores. Non è un prete, ma lavora per la Chiesa". "Lui" sta per Andrea Davoli, 52enne di Reggio Emilia e responsabile provinciale del gruppo ’Gioventù studentesca’ del movimento ’Comunione e liberazione’, arrestato ieri mattina a Caorle – nella casa dei genitori – con la lapidaria accusa di violenza sessuale su minore. Su una 14enne reggiana, la stessa che ascoltata dagli investigatori ha definito Davoli "un memores". Esponente dell’associazione di laici che praticano la povertà, l’obbedienza e la castità. Quella stessa castità che secondo le accuse, Davoli non avrebbe rispettato tra il 6 e l’8 aprile, quando durante un ritiro spirituale in preparazione della Pasqua a Rimini l’educatore di Cl avrebbe approfittato di un momento di debolezza della 14enne – affidata alla sua tutela per il ritiro dai genitori – per avere con lei un rapporto sessuale.
Parte da qui, dal culmine di quella che dai carabinieri di Rimini e Reggio – coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani – è stata ricostruita come una relazione clandestina, l’accusa che è costata il trasferimento in carcere a Pordenone all’educatore ciellino – difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti –, in esecuzione dell’ordinanza del gip Vinicio Cantarini. Davoli, infatti, avrebbe iniziato a rivolgere le proprie attenzioni alla ragazzina già a dicembre 2022, quando sempre durante una vacanza di ’Gioventù’ per Cl l’educatore e la 14enne si sarebbero trovati sul cofano dell’auto dell’indagato quando il memores ha suggellato per la prima volta con un bacio l’inizio di una "intimità sessuale".
Dai baci al primo rapporto, che sarebbe stato consumato a Rimini nella camera del 52enne. L’ultimo incontro sarebbe avvenuto nell’auto dell’educatore il giorno prima della denuncia che a fine maggio la madre della piccola ha sporto ai carabinieri.
Non sarebbe infatti stata più la stessa, la 14enne, dopo quel ritiro spirituale a Rimini. Tanto da insospettire la sorella che atrraverso alcune chat tra la parente adolescente e l’educatore ha così scoperto il vaso di Pandora, con tanto di screenshot di quei messaggi che l’uomo mandava alla ragazzina e per i quali – contattato dalla famiglia – il 52enne si era già scusato, arrivando a dire al padre della ragazzina di essere malato e di doversi far curare. Questo il mosaico indiziario sulla base del quale il gip del Tribunale di Rimini ha disposto la custodia cautelare in carcere, riconoscendo il pericolo di reiterazione di reato, nonché l’incapacità "di autocontrollo della libido e degli impulsi sessuali anche quando indirizzati a minorenni".
Davoli viveva assieme ad altri Memores nella casa di comunità di Cl a Reggio, dove almeno due ore al giorno si dedicava alla preghiera e alla contemplazione. Ma era l’insegnamento il mondo di Davoli, che impartiva lezioni di religione cattolica (secondo i dettami del grande maestro Don Giussani, fondatore della Gioventù studentesca) nel liceo Canossa. Sconvolto il dirigente scolastico: "Sono ferito sia come preside sia come cattolico, avevo avuto modo di condividere la mia fede con Davoli in qualche occasione". Grande appassionato di fotografia, sul profilo Instagram l’educatore scrive: "L’arte ha bisogno di uomini commossi, non di uomini riverenti".