Roma, 23 maggio 2022 - Da Hollywood a Roma, l'onda lunga del #MeToo si abbatte sulla Chiesa italiana. Non sul versante della violenza di genere, ma su quello della pedofilia, terreno su cui ancora manca una chiara e accurata disamina della portata degli abusi commessi dal clero. Si chiama #ItalyChurchToo il coordinamento di vittime, associazioni e personalità del mondo cattolico - dagli ex focolarini a Noi Siamo Chiesa, dalla sociologa Paola Lazzarini al teologo Paolo Cugini - costituito a febbraio per invocare verità, giustizia e prevenzione davanti ai vertici ecclesiali. Con queste premesse, in contemporanea con l'assemblea della Conferenza episcopale italiana - in corso da oggi a venerdì -, la rete ha diffuso una lettera aperta indirizzata ai cardinali Gualtiero Bassetti, presidente uscente della Cei, Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, Luis Ladaria, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, l'organismo della Santa Sede competente nella lotta alla pedofilia. Nella missiva gli estensori chiedono "la piena collaborazione della Chiesa italiana a un'indagine indipendente sugli abusi". Il modello implicito resta quello promosso negli ultimi mesi dall'episcopato francese e dall'arcidiocesi di Monaco, seguito a suo modo anche dai vescovi spagnoli che di recente, nonostante resistenze interne, hanno deciso di affidare il dossier a uno studio legale. In seno alla Cei il clima è diverso. Vero è che non manca un confronto sulle modalità da seguire per garantire la trasparenza richiesta dal Papa. Al contempo buona parte dei 226 presuli sarebbe favorevole alla creazione di una task force indipendente, ma ad oggi tra i vescovi continua a prevalere la ricerca di un compromesso più che la voglia di una soluzione a maggioranza. Pertanto l'assise sembrerebbe orientata a dare disco verde ad un'operazione di screening a 360 gradi sugli abusi in Italia, dalla scuola alla famiglia, dallo sport alle parrocchie. Ad organizzarla dovrebbe essere il governo. Come è quando non è dato sapersi. Non è detto, però, che il pressing del Papa non possa convincere i presuli ad abbandonare la linea del Piave assunta nel novembre scorso, quando bocciarono, senza se e senza ma, l'ipotesi di una commissione indipendente. Da #ItalyChurchToo arrivano anche altre due richieste in tema di verità: l'apertura degli archivi diocesani e il rafforzamento del criterio di terzietà con riguardo agli sportelli ecclesiali per la raccolta delle denunce. Questi ultimi sono presenti in sette diocesi su dieci nel nostro paese. Sul fronte della giustizia gli estensori della lettera premono, perché "le vittime e le loro famiglie siano ascoltate, accolte e risarcite". Senza dimenticare poi né l'attuazione di percorsi per l'assunzione di responsabilità da parte degli autori di reato - nella prospettiva di una giustizia riparativa -, né una piena attuazione del motu proprio di Francesco, 'Vos estis lux mundi', che prescrive l'obbligo giuridico e morale per i chierici di segnalare all'ordinaro del luogo gli abusi di cui siano venuti a conoscenza. Ultimo tassello, quello della prevenzione. Per scongiurare nuovi casi di abusi, vittime e associazioni nella missiva chiedono di estendere l'obbligatorietà del certificato anti-pedofilia anche al clero e al volontariato attivo nelle parrocchie. Non c'è dubbio che nella lettera si avanzino richieste impegnative, destinate a rinfocolare un dibattito ecclesiale sopito per lungo tempo. Un po' nella convinzione che il Belpaese, in quanto forgiato dall'identità e dalla cultura cattolica, potesse essere immune dalla piaga degli abusi, un po' perché si è privilegiato il buon nome delle istituzioni piuttosto che il perseguimento della verità. Anche scomoda. Adesso la palla passa ai vescovi. Un eventuale loro silenzio rischia di essere peggiore di qualsiasi risposta: la partita che si gioca mette in palio la credibilità della Chiesa.
CronacaAbusi sui minori nella Chiesa, le vittime ai vescovi: "Ora una commissione indipendente"