Roma, 26 maggio 2022 - I vescovi provano a cambiare marcia nella lotta alla pedofilia. Senza strappi al motore e puntando più sulla prevenzione degli abusi nel clero che sulla denuncia di quanto sia stato tenuto sotto il tappeto nei decenni precedenti. Almeno per ora. Tradotto, in seguito al dibattito interno fra i presuli riuniti in assemblea all'Hotel Hilton di Fiuminicino, non si registra alcun via libera ad una commissione indipendente per misurare la portata del fenomeno. Già bocciata dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana a novembre, questa era stata richiesta a gran voce da un centinaio di teologi, dalle vittime degli abusi, oltre che dal gesuita tedesco Hans Zollner, membro della Pontificia commissione per la protezione dei minori. Tuttavia, se la priorità dai vescovi si concentra su un'azione di revisione del sistema di formazione dei preti (seminari), gli stessi hanno trovato la quadra per l'avvio dei lavori di ricerca e stesura di un primo report nazionale sulle violenze.
Incoraggiato anche dal cardinale Sean O'Malley, al vertice del dicastero vaticano anti-pedofilia, lo studio coprirà il biennio 2020-2021, avrà cadenza annuale e sarà condotto avvalendosi dell'opera dei centri di ascolto diocesani. Attualmente questi sportelli sono presenti in sette Chiese locali su dieci, ma i prelati intendono implementarli. Fondamentale sarà il corretto funzionamento degli archivi di Curia. "La decisione di promuovere un rapporto è un passo in avanti nell'ottica di capire dove e come siano stati commessi abusi e coperture - spiega Francesco Oliva, vescovo di Locri -. Ma è anche un'opera di trasparenza dal momento che, una volta pronto e approvato, il report sarà reso noto all'opinione pubblica".
Non si procede pertanto nella direzione di chi, vedesi la rete #ItalyChurchToo - network di vittime e sigle del mondo cattolico di base -, in nome della salvaguardia del principio di terzietà, non ne vuole sapere di un'indagine interna all'episcopato. Di commissioni indipendenti ne sono state costituite diverse in questi anni, accumunate tutte dal ricorso a prestigiosi studi legali civili. Da quella dei vescovi francesi a quella promossa dalla diocesi di Monaco, dalle task force della Chiesa statunitense al lavoro avviato nelle ultime settimane dai presuli spagnoli. In Italia, invece, prevalgono ancora le resistenze, se è vero che in assise si sono alzate solo timide voci a sostegno di una commissione terza. Alla vigilia sia il cardinale Paolo Lojudice, secondo nome nella terna per la nuova presidenza, sia Enrio Castellucci, uno degli attuali vice presidenti, si erano mostrati sensibili a una soluzione indipendente. "Non è che dando in pasto all'opinione pubblica cifre su cifre risolviamo il problema della prevenzione degli abusi - commenta Antonio Suetta, ordinario di Sanremo-Ventimiglia, tra i più fermi oppositori a una commissione esterna sulla pedofilia nella Chiesa -. Chi vuole conoscere questi numeri può leggersi le sentenze della magistratura civile. Ma, trattandosi di parrocchie ed oratori, c'è una responsabilità in primo luogo in capo ai vescovi. Dobbiamo noi affrontare questo dramma per garantire la sicurezza dei minori. D'altronde, se dieci cadono in un burrone, come priorità dovrò evitare che altri precipitano. Quindi cercherò di mettere a fuoco le cause e poi di ricercare eventuali responsabili che dovranno essere perseguiti. Nel nostro caso, anche in campo canonico, come tra l'altro si sta già facendo in maniera egregia".
L'assemblea ha deciso anche di rafforzare la sua collaborazione con il ministero della Famiglia presso cui è istituito l'Osservatorio nazionale sulla pedofilia. Possibile a questo punto che la presentazione pubblica del report della Chiesa in Italia avvenga nel quadro di un dossier più ampio sulla piaga degli abusi sui minori in tutti i settori della società, dallo sport alla scuola.
Come dire, qualcosa si muove nell'episcopato. Non si vuole confondere giustizia e giustizialismo, certo, ma ci si è incamminati sulla via della trasparenza e di una più piena collaborazione con le istituzioni civili. Sinodalita, collegialità e incontro sono tre parole chiave della testimonianza di fede che contraddistingue il neo presidente della Cei, Matteo Zuppi. Un cardinale, che sul versante della lotta alla pedofilia punta a valorizzare l'opera dei vescovi, delle loro diocesi, dei centri di ascolto, senza per questo mettere la testa sotto la sabbia. Ma accompagnando la Chiesa sulla via della trasparenza. Ponderando tempi e modi.