Venerdì 3 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Abedini, la procura generale dice No agli arresti domiciliari

Il parere: “Garanzie non sufficienti a evitare il pericolo di fuga”. L’ingegnere iraniano fermato a Malpensa con l’accusa di sostegno al terrorismo, il suo caso è stato legato a quello della giornalista Cecilia Sala, detenuta a Teheran

Cecilia Sala e Mohammad Abedini

Cecilia Sala e Mohammad Abedini

Milano, 2 gennaio 2025 – Caso Cecilia Sala: la procura generale di Milano ha dato parere negativo sulla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesta di Mohammad Abedini Najfabadi, l’iraniano arrestato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre.

La valutazione è stata trasmessa alla Corte d’Appello di Milano, cui spetterà la decisione finale sulla richiesta dei legali dell’ingegnere le cui sorti sono state legate alla situazione della giornalista italiana incarcerata a Teheran. 

Le motivazioni

Così il procuratore generale di Milano ha motivato la sua scelta. “Le circostanze rappresentate nella richiesta – si legge nel parete – in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato dell'Iran" insieme ad "eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano una idonea garanzia contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l'estradizione".

"Quanto al merito delle accuse mosse dalle autorità statunitensi" il pg si riserva "una approfondita completa valutazione all'esito degli atti che verranno trasmessi dalle predette autorità". 

Abedini è stato arrestato in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti. Le accuse nei suoi confronti sono pesantissime: cospirazione e supporto nella cessione di tecnologie utilizzate in un attentato che uccise tre militari in un avamposto Usa nel nord della Giordania. Abedini si è sempre difeso, respingendo ogni accusa: “Sono solo un accademico”.

La posizione degli iraniani

L’ambasciata iraniana in Italia ha reso nota la posizione di Teheran con un post sul social network X: Abedini, si legge, è "detenuto nel carcere di Milano con false accuse" e l’Iran "si aspetta dal governo italiano" che "reciprocamente, oltre ad accelerare la sua liberazione, gli vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno".

L’altro giorno l’ambasciatore Mohammadreza Sabouri si è recato al ministero degli Esteri su convocazione del segretario generale Riccardo Guariglia.

Contributi dagli Usa

All'attenzione dei giudici meneghini la pg Francesca Nanni – il suo parere, va detto, non è vincolante – ha allegato anche una serie di note trasmesse per vie diplomatiche dal dipartimento di Giustizia del Massachusetts in cui si ribadisce che il 38enne iraniano attualmente detenuto nel carcere di Opera è un "soggetto pericoloso" e l'unica misura cautelare che può essere applicata è quella del carcere.

Nella note che arrivano dagli Usa si fa riferimento anche al caso di Artem Uss, l'imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano. 

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La difesa di Abedini

Dal canto suo l'avvocato difensore, Alfredo de Francesco, ha messo a disposizione dei giudici ulteriore documentazione, garanzie che arrivano dall'ambasciata iraniana, a sostegno della revoca del carcere sostenendo che "non c'è alcun pericolo di fuga".

L'avvocato nell'istanza con cui sollecita la scarcerazione individua in un appartamento nella disponibilità del consolato Iraniano a Milano il luogo dove eventualmente trasferire il detenuto. Dopo il parere dell'ufficio di Procura generale la palla passa alla quinta sezione della Corte d'Appello che dovrà fissare l'udienza camerale in cui si affronterà la richiesta di scarcerazione.

Le prossime tappe

L'iter è, quindi, tracciato ma il dibattimento avverrà non prima del 14 gennaio. I giudici verranno poi investiti dal nodo estradizione per il quale si prevedono tempi sensibilmente più lunghi.

Al momento non sono stati ancora trasmessi gli atti arrivati alla Farnesina dopo Natale. Si tratta sostanzialmente dei capi di accusa contestati "all'uomo dei droni" che dovranno essere tradotti e quindi analizzati anche dal ministero della Giustizia. Il dicastero guidato da Carlo Nordio dovrà poi inviarli alla Corte d'Appello che fisserà, anche in questo caso, una udienza camerale per discutere la richiesta che arriva dagli Stati Uniti. 

Lo stupore dell’ingegnere

Infine venerdì il difensore tornerà in carcere, ad Opera, per incontrare il suo assistito. Abedini, che ha saputo del caso Sala guardando la televisione in carcere e ha potuto parlare per telefono con sua moglie in Iran, dal giorno dell'arresto si professa innocente ed estraneo alle accuse. "Io sono un accademico, uno studioso: non sono certo un terrorista. Non capisco questo arresto, sono stupito", ribadisce dalla cella in cui è detenuto da quasi venti giorni.