Dal 9 gennaio 2024 nello spazio, prima, durante e dopo il lancio della navicella AX-3, si mangerà italiano. Lo hanno annunciato a Washington, in un convegno all’Ambasciata d’Italia, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e l’astronauta italiano che farà parte dell’equipaggio della missione spaziale destinata a operare con la Stazione Spaziale Internazionale, il colonnello Walter Villadei. Al loro fianco Paolo Barilla, vicepresidente del gruppo alimentare, e Giovanni Rana jr, che nella sua azienda si occupa di innovazione. Non a caso: la Barilla fornirà a Villadei e agli altri tre astronauti tre chili di fusilli. Fusilli speciali ovviamente, perché prodotti con un sofisticato trattamento. Cottura, stagionatura, ingredienti dal sale all’olio extravergine d’oliva ne sono stati le tappe tecnologiche e hanno fatto da premessa all’approvazione da parte della Nasa. "Stiamo raccogliendo la sfida del futuro", ha detto il ministro.
Il gusto
Lassù, durante questa missione spaziale, la pasta, il più tradizionale alimento degli italiani, sarà sottoposta a test in assenza di gravità, hanno spiegato Barilla e Rana. Attenzione al gusto, alla percezione, al profumo, alla carica nutrizionale.
Nell’auditorium dell’Ambasciata italiana ieri c’erano anche il capo del Dipartimento tecnologico della Nasa A.C. Charania, il generale dell’Aeronautica Antonio Conserva, il Ceo di Axiom Space Michael Suffredini, il presidente dell’Ice, Matteo Zoppas. Erano stati introdotti sotto l’egida di Italian Space Food Project dall’Ambasciatore italiano a Washington Mariangela Zappia, che aveva letto un messaggio del premier Giorgia Meloni.
L’opportunità
Il progetto è più di una curiosità. Rappresenta una doppia opportunità: scientifica ed economica. Sul piano scientifico la pasta spaziale rappresenta un salto di qualità "fra il cibo del passato, della tradizione e della qualità e il cibo del presente, del benessere e del futuro". Intere generazioni di italiani sono nate e cresciute con la pasta. La prima domanda del capofamiglia quando rientrava a casa era: hai buttato gli spaghetti?
Altri tempi. Ma chiunque stia in cucina deve comunque dare una risposta rapida e inequivocabile. Gli spaghetti vanno buttati al momento giusto senza alcuna sbavatura di tempo e poi scolati al dente, non troppo presto e mai troppo tardi.
Piatto forte
Ha spiegato il colonnello Villadei: "La pasta sarà il piatto forte degli astronauti, servirà a darci energia e salute. L’una e l’altra fondamentali per la catena di esperimenti che li attendono".
Per esempio: studi sull’Alzheimer, sul Parkinson, sui procedimenti di aggregazione delle proteine che tanto importanza hanno nelle diagnosi di queste malattie. E poi esperimenti per tessuti resistenti alle intemperie, alle radiazioni.
E ovviamente saranno anche condotte manovre di ‘’collision avoidance’’ perché lo spazio attorno alla Terra è strapieno di space junk, centinaia di migliaia di rottami, satelliti e altri oggetti dismessi e mai fatti rientrare e bruciati nell’atmosfera.
Il ritorno
L’Italian Space Food Project è importante per l’economia di un Paese, come l’Italia, che punta sul cibo ‘’di qualità e non di quantità’’, ha detto Lollobrigida. E dunque ci si aspetta un ritorno di immagine e di pubblicità. Scopo ultimo: maggiore apprezzamento e diffusione sui mercati del mondo.