di Ilaria Ulivelli
(Firenze)
È sempre stato controverso, da odi et amo, il rapporto tra il paese dei Renzi e Matteo. Che pure, a Rignano sull’Arno, c’è nato e cresciuto sotto l’ala di babbo Tiziano, democristiano di ferro nella rossa provincia valdarnese. Con una conversione sulla strada del Pd, che da segretario cittadino fece andare a sbattere alle elezioni comunali del 2017. Fu un anno turbolento per la cittadina da meno di novemila anime a 25 chilometri da Firenze puntando a Sud. Ora il Pd è tornato in cattedra, col sindaco Giacomo Certosi e Tiziano al buen retiro sulla collina di Torri.
E adesso Renzi chi lo vota? "Chi non l’ha mai lasciato e chi è costretto da candidature sbagliate del Pd", dice Roberto. La luce settembrina allunga le ombre e a Rignano – nel quadrilatero della piazza centrale (c’è poc’altro) – tra il circolo Arci, la sede Pd, il bar Feroci (dove Matteo chiedeva sempre un occhio di bue) e la Coop, di politica si parla poco e malvolentieri, meglio una partita a briscola.
Se la son legata al dito. Nel 2017, Renzi, Matteo, era fresco di sconfitta al referendum e dimissionario da Palazzo Chigi. Il paese come la prese? In verità, l’ondata di celebrità improvvisa, con l’assedio di giornalisti, al paese non è mai andata giù. E forse dal premier si aspettava qualcosa che non è mai arrivato. A parte gli ultras, Rignano non è un covo di renziani. Italia viva alle comunali di giugno ha preso l’8%.
Lo-Renzi il Magnifico diventa presidente della Provincia di Firenze a 28 anni. Brucia le tappe. "Fin da bambino è un leader", dice don Giovanni Sassolini, il parroco che lo ha preso per mano, ora preposto alla Curia di Fiesole. Per smarcarsi dal babbo riesce formalmente a non essere democristiano: quando Mino Martinazzoli seppellì la Dc era il 1994, lui aveva 19 anni e uscì vincitore dalla Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno.
Voleva fare il giornalista (lo farà nel giornalino Il Divino mensile del liceo classico Dante, a Firenze, poi da direttore della rivista Camminiamo insieme della comunità scout) o il presidente della Repubblica, come Sandro Pertini. Lo scrisse in un tema, "era ancora alle elementari, ma aveva le idee chiare", racconta zio Mario. Il calcio è una monomania nell’infanzia di ’Matte’. Con gli almanacchi Panini impilati che impara a memoria per far bella figura al momento giusto, dice zio. Il tifo per la Fiorentina se lo porta nel cuore. E sulla via del pallone ci prova, sognando di avere i piedi di Baggio o di Antognoni. Ma dopo una lunga trafila nelle giovanili della Rignanese, mise in bocca il fischietto insieme a Gianluca Rocchi, che da arbitro di strada ne ha fatta. "Era un mediano con pregi e difetti", nel ricordo affettuoso di Romano Bagnoschi, al tempo presidente della Rignanese. "Aveva qualcosa più degli altri, in otto anni ha sempre indossato sempre la fascia di capitano". Un predestinato. "Quando giocavano sotto casa, se non gli tornava qualcosa, prendeva il pallone e lo portava via", racconta Paolo Nannoni, braccio destro di babbo Tiziano.
Non solo calcio e giochi. All’elementare De Amicis è il prediletto della maestra Eda Caldini Buonamici: ora lei non c’è più ma l’amico Riccardo lo ricorda. "Prendeva voti altissimi, era il primo della classe, ma non un secchione". Aveva imparato a leggere il giornale a cinque anni. Al liceo lo chiamavano "Mat-teoria, perché lui parla poi le cose le fa fare agli altri". Bravo a dare ordini, come ricorda il compagno scout Samuele Fabbrini. Ma anche "bravo chierichetto". "Approfittavo della sua disponibilità, a me non piaceva fare il don Camillo da solo", racconta don Sassolini al quale è rimasto impresso uno sketch. "Aveva dieci anni, si divertiva a buttare i capelli indietro: nello spettacolo parrocchiale fece l’imitazione di Vittorio Sgarbi. Quanto ci siamo divertiti". Il ciuffo non lo abbandona fino al cambio di look, quando Renzi comincia a studiare da premier e ha già una carriera da rottamatore alle spalle. Quando a Victor Victoria con la Cabello su La 7, nel 2010, si mette a ballare. Fidanzatine? "Macché. Pensava solo al pallone e ai partiti, dice l’amica Daniela. Eppure, prima di Agnese, per Matteo c’è stato un altro piccolo grande amore dodicenne. Anche se la diretta interessata si schermisce. Federica Morandi è vicesindaco di Rignano. "Era una cosa da bambini", liquida chi si azzarda a ficcare il naso in quell’intimità innocente.