Martedì 13 Agosto 2024
ELISA CAPOBIANCO
Cronaca

Ottant’anni da Stazzema, la strage nazifascista. I familiari delle vittime: "Lo Stato non ci ha risarcito"

La protesta: "Le sentenze sono state appellate in modo strumentale". Trovate foto inedite di alcune delle 560 persone uccise nell’eccidio del 1944

Empoli (Firenze), 13 agosto 2024 – Ottant’anni di dolore. Ottant’anni di attesa per ottenere un risarcimento che è diventato quasi un miraggio. "Non per vendetta ma per giustizia": i discendenti delle vittime delle stragi nazifasciste lo ripetono come un mantra chiedendo un segno da parte delle istituzioni. Sono loro la voce, l’ultima, delle oltre 23mila persone morte negli (almeno) 5.600 episodi di violenza che hanno segnato la storia dell’Italia. Un bilancio agghiacciante a cui dover aggiungere le centinaia di migliaia di caduti nei lager e nei campi di lavoro.

La cerimonia di commemorazione della strage nazifascita di Stazzema
La cerimonia di commemorazione della strage nazifascita di Stazzema

Marzabotto, Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, che proprio ieri ha celebrato la sua drammatica ricorrenza: impossibile dimenticare. Nomi, sorrisi, esistenze spazzate via dalla violenza più disumana. E ancora senza pace. "Vittime due volte. Anche della vergogna di Stato". Il senatore empolese del Pd Dario Parrini scandisce bene le parole perché la voce si increspa. "Il Governo continua a rendersi responsabile di un’abnorme inadempienza eludendo un suo preciso dovere morale, civile e umano – attacca il vice presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama –: quello di fare pienamente giustizia in favore di coloro che hanno subìto la più gigantesca delle ingiustizie. La nostra battaglia in Parlamento per i doverosi indennizzi è iniziata mesi fa, ma di quei soldi, sebbene stanziati, non si vede traccia".

La motivazione non è chiara. Il Trattato di pace del 1947 e l’accordo di Bonn del 1961 con la Germania sembravano già aver – apparentemente – risolto la questione, ma le richieste di risarcimento individuale si scontrarono ben presto con il principio di immunità degli Stati sovrani. Poi dal 2000 alcune sentenze italiane riconobbero la responsabilità tedesca nelle stragi, alimentando speranze che si rivelarono vane. Da lì un percorso a ostacoli segnato dal braccio di ferro tra la Corte di Cassazione italiana e il Tribunale dell’Aja, fino alla legge del 2022 con cui il Governo Draghi ha provato a risolvere la diatriba: ci penserà lo Stato italiano a risarcire gli eredi attraverso il Fondo per le vittime del Terzo Reich, nel quale anche il Governo Meloni, nel 2023, metterà ulteriori risorse. Per accedervi è ’sufficiente’ promuovere una causa che porti alla condanna della Germania e a quantificare la cifra.

Irma Bartolucci Pieri e Natale Pieri con le figlie Luciana e Alice: una famiglia sterminata
Irma Bartolucci Pieri e Natale Pieri con le figlie Luciana e Alice: una famiglia sterminata

Ecco dunque la fine del calvario? No, anzi. Perché dapprima lo Stato tedesco disconosce la procedura e non si presenta in aula, e infine subentra l’Avvocatura dello Stato italiano. Sebbene nel frattempo le sentenze vinte dalle vittime inizino a fioccare. "Nella maggior parte dei casi l’Avvocatura dello Stato tiene un atteggiamento ostruzionistico nei processi di primo grado e il più delle volte, inspiegabilmente, non si fa scrupolo di appellare in maniera del tutto strumentale sentenze favorevoli ai ricorrenti", spiega Parrini. In più c’è il Mef che insiste a "ignorare sentenze definitive o a tardare il via libera" a transazioni autorizzate dall’Avvocatura dello Stato. E i numeri sono importanti. Un migliaio le cause aperte in Italia per ottenere un ristoro dei danni morali e materiali subìti per le rappresaglie. Gran parte delle richieste arriva da Toscana ed Emilia Romagna, fra le terre che hanno pagato il tributo più alto tra il 1943 e il 1945. Famiglie la cui battaglia, sfiancante, per la verità è stata sostenuta da politici, storici e da uomini dello Stato come Marco De Paolis, il magistrato che ha diretto la Procura militare di La Spezia dal 2002 al 2008 per la strage di Sant’Anna. La sua "caccia ai nazisti" ha permesso di dare un volto a decine di militari tedeschi responsabili dei massacri. "Non abbiamo fatto esercizio di archeologia giudiziaria. Abbiamo finalmente sancito il principio che i crimini di guerra vanno perseguiti", le sue parole ieri davanti al Sacrario lucchese.