Roma, 19 marzo 2019 - "Il vero valore, la miniera d’oro è il dato. Se uno ha chiaro questo non c’è dubbio che non possiamo dare le chiavi di casa a chiunque". Andrea Farina, presidente e amministratore delegato di Itway Spa, da lui fondata nel 1996 e riconosciuta una delle aziende più innovative europee nel settore dell’Information Technology, è cauto quando si parla di aprire le porte (e il termine non è usato a caso) ad aziende controllate da paesi estranei al Patto Atlantico. Ma partiamo dall’inizio.
Dottor Farina, che cos’è il 5G? "È il successore del 4G, una rete ad alta velocità che arriva nell’ordine di 100 megabit al secondo, mentre il 5G garantisce una velocità di 1 gigabit al secondo. È, dunque, la tecnologia più veloce che può essere offerta".
E questo non servirà soltanto per scaricare musica o film sui propri device? "Certamente. Non è la fibra ottica. La fruibilità sarà sempre maggiore. Non ci sarà necessità di ponti radio. È d’importanza strategica, consentirà l’integrazione con i satelliti. Ci porterà nell’era dell’internet delle cose. Pensiamo a tutta l’area dell’automotive: strade più intelligenti per poi poter arrivare in futuro alla guida autonoma. Oppure all’uso di applicazioni che richiedono trasmissione di dati ad altissima velocità in caso di disastri naturali".
Perché il 5G è considerato pericoloso? "Lei immagini un utilizzo sempre più spinto in applicazioni industriali all’interno delle nostre aziende o in applicazioni di tipo militari. Ci sono reti militari protette, ma oggi molte comunicazioni, anche classificate, avvengono su reti internet tradizionali. Se, quindi, chi utilizza queste tecnologie ha valori diversi dai nostri potrebbe utilizzare backdoor (porte posteriori che possono essere aperte o che si aprono da sole in determinate condizioni), per poi iniziare ad agire in modo malevolo all’interno delle rete, seminando dei malware che possono creare danni o blocchi delle reti. Possono sembrare scenari da fantascienza o da fantapolitica, ma spesso la realtà supera la fantasia. Essere prudenti in questo caso è fortemente consigliato".
Chi gestisce la tecnologia può davvero controllarci? "Ci sono casi in cui, soprattutto negli Usa e in Gran Bretagna, in cui quei Paesi hanno verificato che qualcosa è accaduto. In effetti pensare di fare una rete 5G con tecnologia di un produttore che sicuramente non è nei paesi democratici qualche dubbio lo pone. Se, quindi, la Nato alza gli scudi, forse è il caso di ascoltarla. È chiaro che se cerchiamo il prodotto che costa meno di tutti è quello, ma chiediamoci il perché. Il valore d’oro sono i dati che da lì passano. E lì c’è la nostra vita e la nostra sicurezza".
E come può essere garantita? "Come occidentali di errori ne abbiamo fatti già tanti. Quando abbiamo trasferito le produzioni altrove perché più convenienti abbiamo aperto la porta ai rischi. Se non si riporta la produzione in Occidente delle evoluzioni tecnologiche ci ritroveremo, appunto, con un paese come la Cina che grazie ai grandi numeri che è grado di esprimere in termini umani può produrre a costi bassi senza garanzie alcune sulla nostra sicurezza. Ci deve pensare l’Unione Europea a garantire che i prodotti, i processi e i servizi venduti nell’Ue soddisfino gli standard di sicurezza informatica".