Fino alle elezioni europee Lega e Cinque Stelle vivranno da separati in casa. Il Tav è scomparso dall’ordine del giorno, ma quando ne parlano (magari sottovoce) Di Maio dice che non si farà e Salvini che si farà. Se si parla di sbloccare i cantieri, Salvini vuole un supercommissario che dia un’occhiata generale e Di Maio non lo vuole perché il primo a essere commissariato sarebbe Toninelli. Autonomia? La Lega spinge e Di Maio corre in Basilicata a farsi garante dell’Unità nazionale. Cina? Per Di Maio è una opportunità, per Salvini un rischio. Famiglia tradizionale? Salvini dice che andrà al convegno conservatore di Verona (patrocinato dal ministro Fontana) che per i 5 Stelle è un calcio sui denti. E così via. Tra settanta giorni ci saranno le elezioni europee (e le regionali del Piemonte) e quello sarà lo spartiacque. Per ragioni diverse. La prima: i nuovi rapporti di forza saranno decisivi in Italia e in Europa. Quale maggioranza ci sarà a Bruxelles visto che quella storica tra socialisti e democristiani non sarà sufficiente? Quale peso avranno i sovranisti?
Il rigore così indigesto all’Italia sarà mitigato? Scomparirà la parola patrimoniale dalle raccomandazioni del Nord Europa? In Italia lo scarto tra Lega e Cinque Stelle sarà davvero di una decina di punti come dicono oggi i sondaggi?
La seconda ragione che fa delle europee uno spartiacque è che a fine maggio potremo fare un primo bilancio sia del Reddito di cittadinanza sia della Quota 100. Per ora tutto è molto confuso. Chi si sarebbe mai aspettato che la Lombardia fosse (per ora) prima nelle richieste? Chi avrebbe immaginato la lentezza del Sud? L’altro giorno Beppe Grillo ha gridato a Catanzaro: "Qui le domande non arrivano. Lavorate in nero o siete tutti della ‘ndrangheta?". Molti meridionali non amano essere censiti, controllati. C’è una fiorente economia del nero che frutta magari più di 780 euro al mese. Cumulare le due cose è possibile, ma pericoloso: meglio aspettare. Il Reddito è potenzialmente una forte spinta elettorale, che però entro pochi mesi potrebbe trasformarsi in un boomerang politico se non funzionasse l’avviamento al lavoro e restasse soltanto l’assistenza.
Quota 100 potrebbe produrre parecchi nuovi impieghi, ma previsioni attendibili adesso sono impossibili. Finora sono state presentate centomila domande: quanti lavoratori saranno sostituiti? Nella sanità si stanno preparando concorsi a ritmo accelerato per evitare vuoti drammatici, ma è presto per avere un quadro d’insieme. Chi chinerà la testa dopo il 26 maggio, se qualcuno la chinerà? Chi staccherà la spina, se qualcuno la staccherà? Chi e come troverà in autunno i 23 miliardi necessari ad evitare l’aumento dell’Iva, se lo eviterà? Fino a quando sarà possibile fare un paio di vertici alla settimana fidando sulle capacità mediatrici di Giuseppe Conte? E fino a quando l’immagine di Padre Pio che il presidente del Consiglio tiene stretta sul cuore gli consentirà di fare miracoli? Siamo tutti col fiato sospeso e un disperato bisogno di buone notizie.