Nella mente e nell’anima degli adolescenti c’è un irrefrenabile senso di sfida alla vita, di voglia di andare oltre il limite, di ribellione senza causa alle regole che impongono famiglia e società. Non è un male oscuro, ma un problema diffuso e difficile da imbrigliare.
Gli stupefacenti servono per rimediare alla paura di vivere o alla percezione di un fallimento precoce, l’eccesso di alcol nei giovani è più legato alla provocazione o a un malinteso senso di socializzazione. Bevo e mi sento più sicuro, bevo e vi faccio vedere cosa so fare. Quante volte scatta nella testa dei ragazzi questo inconsapevole ragionamento, istintivo, devastante, pericoloso. Così il ritorno a casa dopo il divertimento si trasforma in tragedia. Come l’altra notte a Ferrara, dove sono morti in tre, vite spezzate a vent’anni. La strada corre diritta nel buio, poi il cielo si ribalta all’improvviso come nella canzone di Francesco Guccini, l’auto sbanda. Silenzio e morte. Il conducente aveva bevuto troppo, un film visto altre volte. Eppure tutti noi dobbiamo fare qualcosa perché non si deve e non si può morire a vent’anni per una corsa in auto. Forse succederà sempre, ma deve accadere di meno, bisogna impedire la strage, o almeno limitarla. La società non può arrendersi e con essa la politica che si occupa di legge elettorale, Iva, manovra, migranti, ma troppo poco dei ragazzi e delle loro incertezze, del loro disagio e dei loro sogni. Gli adolescenti hanno quasi una relazione mistica con l’alcol, a cui attribuiscono capacità di agevolare le relazioni o poteri «magici» in grado di moderare le tensioni interne o accrescere l’autostima. Così lo sballo seduce, fa sentire in grado di superare le difficoltà. È uno dei riti della notte. I divieti, i paletti che il codice o le regole di apertura o chiusura dei locali impone sono necessari, ma non sono la cura definitiva. Che è difficile da prescrivere. Tocca alla famiglia e alla scuola educare i ragazzi. Chiamatela prevenzione, banale, ma è così. Non c’è altro modo. Bene se torna l’educazione civica in classe, ma deve comprendere anche la formazione verso un approccio corretto alla società, nel rispetto della propria vita e di quella del prossimo. È la lezione più impegnativa.