Nel giorno in cui il sindaco di Roma Virginia Raggi decide finalmente di fare il sindaco di Roma andando a difendere il diritto di una famiglia rom assegnataria di una casa popolare a Casalbruciato beccandosi peraltro il cazziatone del suo capo Luigi Di Maio, in questo giorno, dicevamo, uno dei contestatori, pare un militante fascista di Casapound, tenta di assalire una donna rom che con in braccio la sua bambina sta cercando di rientrare nella casa, brandendo l’estrema minaccia: "Ti stupro".
Non ti “riempio di botte“, o al limite “ti ammazzo“, ma “ti stupro“. Il tutto di fronte alla polizia in assetto antisommossa. Lo stupro è sempre stato l’oltraggio finale che gli eserciti invasori riservano ai vinti, è il vilipendio al cadavere del popolo conquistato di cui prima si uccidono gli uomini e poi si prendono con violenza le donne. E’ lo strumento della pulizia etnica, peggiore della morte in battaglia che invece conserva una sua obbligata nobiltà, il segno dell’imbarbarimento più estremo, stigma del maschio che si sente superiore e in quanto tale autorizzato a predare.
La minaccia “ti stupro“ marca un’abiezione umana cui sinceramente non eravamo più abituati, che avevamo sentito nei racconti delle guerre civili e ultima in ordine di tempo ci richiama i macelli nell’ex Jugoslavia vent’anni fa, appunto in Bosnia come bosniaci pare siano i rom in questione. E che invece ci ritroviamo di fronte agli occhi, nella Capitale del Paese, davanti alle telecamere e alla polizia schierata. E qui non è questione di fascisti o non fascisti, o non solo di questo, ma di un clima di generale intolleranza e di un tunnel di barbarie di cui non si vede la fine. Si può non condividere l’assegnazione di una casa popolare a dei rom, si può anche contestare che la maggior parte delle famiglie paghino l’affitto mentre ad altre venga concesso un appartamento pubblico a canone agevolato e chissà se quel canone viene davvero pagato, ma il grido “ti stupro“ a una donna che porta in braccio una bambina è una spia che si accende. La spia della tolleranza e della civiltà ormai perduta.