Martedì 23 Luglio 2024
RAFFAELE MARMO
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Salasso aggiuntivo

Il biglietto da visita del governo giallo-verde sul fisco potrebbe essere molto simile, addirittura uguale, a quello degli esecutivi che lo hanno preceduto. E se così fosse non saremmo certo di fronte a una bella sorpresa. Tutt’altro. 

Ci riferiamo alla possibilità concreta che il decreto legge collegato alla legge di Bilancio possa contenere un aumento dell’acconto tributario di novembre. Possa prevedere, insomma, di mettere le mani nelle tasche dei contribuenti per prelevare più di quello che si attendevano e si attendono di pagare i diretti interessati. 

Anzi, se si seguisse la pratica di qualche governo fa, non è neanche da escludere che la percentuale incrementata possa superare il 100 per cento dell’acconto. 

A quel punto, se l’operazione risulterà confermata, sarà divertente (si fa per dire) vedere la faccia di Beppe Grillo che, per un’analoga decisione, accusò "Capitan Findus Letta" di sottoporre le imprese a una "raffinata tortura dell’acqua, un waterboarding, una forma di annegamento controllato". 

Allo stesso modo, sarà quantomeno curioso scoprire con quale artificio retorico Matteo Salvini e i suoi spiegheranno agli imprenditori del Nord (ma non solo) e alle partite Iva come sia potuto accadere che doveva arrivare la flat tax e invece, per una stravagante magia, spunta l’acconto più pesante del solito. 

Se per Luigi Di Maio è, infatti, il reddito di cittadinanza la cartina di tornasole della corrispondenza tra manovra e dogma grillino, per il leader del Carroccio la stessa funzione è svolta dai tagli delle tasse.

E un eventuale, ravvicinato, salasso aggiuntivo sull’anticipo di novembre (già da solo una manifestazione della prevaricazione della macchina tributaria dello Stato) per coprire una riduzione fiscale futura, sotto forma di flat tax, appare davvero come un non senso. Ma non dimentichiamo mai che questo è il Paese in cui si sono trovate coperture attingendo all’Iva futura.