Alzi la mano il Ferrarista che non ha sperato, in occasione del cannibalesco pit stop in extremis di Verstappen, in un bullone che non entra…
Detto questo, confesso di essere un po’ preoccupato. Per la seconda volta (la prima fu in occasione del trionfo di Le Mans, da lui cercato e voluto) in meno di un mese, beh, sono perfettamente d’accordo con John Elkann!
Scherzi a parte, il presidente ha ragione. In Austria abbiamo visto la miglior Ferrari della stagione. Ancora (molto) distante dalla irresistibile Red Bull, ma tranquillamente superiore alla Mercedes e alla Aston Martin. Tradotto: gli interventi sulla precaria SF23 funzionano. La macchina risponde alle sollecitazioni: finalmente consuma meno le gomme e già aver recuperato il ruolo di primi inseguitori della Corazzata Bibitara è un segnale importante.
A scanso di equivoci: la differenza resta pesante.
Ma, tutto ciò premesso, il giocondo Vasseur può legittimamente essere soddisfatto. Ovviamente già sappiamo chi vincerà il titolo, eppure fa bene al cuore malinconico del tifoso vedere una Rossa che ostinatamente tenta di scappare dalle retrovie.
Piloti. Carlitos Sainz è stato semplicemente fantastico. In partenza era più veloce di Leclerc. Poi ha incassato una penalità per eccesso di esuberanza, senza smontarsi: l’intelligente tenacia con la quale ha rallentato la rimonta di Perez è stata, anche, una testimonianza di generosità nei confronti del compagno di squadra.
Quanto a Carletto, ha dato un senso alla presenza in prima fila. Si capisce lontano un miglio che vorrebbe giocarsela ad armi pari con Verstappen, vedi il tentativo di sorpassare l’olandese durante il primo giro. Ma è importante che il monegasco comprenda una cosa: un grande pilota deve ottimizzare il rendimento in funzione delle opportunità che la macchina gli offre. In Austria Leclerc ha saputo farlo.
Delusione Mercedes.
Aston Martin ridimensionata.
Spettacolare Lando Norris.
Vedremo a Silverstone.
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