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Perché a Suzuka la Ferrari ha sbagliato prima e dopoLeo Turrini - 6 ottobre 2018
  1. Fare un respiro profondo.
    Prenditi un po’ di tempo prima di scrivere le tue sciocchezze, mi sono detto.
    Allora, eccomi qua.
    Sul fatto che a Suzuka la Ferrari abbia fatto harakiri, non ci piove (verbo giusto al posto giusto).
    Ho anche l’età per ricordare cappelle del genere compiute altrove e non solo da parte del muretto Rosso.
    Ovviamente, questa non è una giustificazione. La figuraccia resta (a proposito, come scrissi a giugno era meglio anche se restava Resta, in tema di sviluppo. Ma ci arriviamo,eh).
    Mia analisi.
    Quando vai sotto di prestazione (e non c’è dubbio che sotto la Ferrari sia andata) hai due opzioni strategiche.
    Copi le scelte di gomma di chi ti precede, limitando i danni.
    Oppure azzardi, scommetti sul meteo incerto, cose così. Filosofia gratta e vinci e di solito perdi.
    Come ha detto Vettel dopo, “ci avessimo preso passeremmo per eroi”.
    E nel ricorso al tentativo estremo e bizzarro ci sta la ammissione di inferiorità. Fino a due mesi fa, la Ferrari non avrebbe avuto bisogno di azzardare!
    Così torniamo a bomba, perché c’è il rischio che il pasticcio gommato ci allontani dal cuore del problema.
    Dico subito che capisco la frustrazione di Arrivabene, è anche la mia ma proprio perché gli sono amico NON doveva esprimersi come ha fatto in pubblico, è sempre sbagliato. L’amarezza è cattiva consigliera. Maurizio lo sa. Si vince insieme, si perde insieme. Il comando si esercita in silenzio, l’efficienza non è mai plateale. Amen.
    Dopo di che, io insisto.
    Prima di Monza mancavano ancora otto gare.
    200 punti in palio.
    Più di un terzo del campionato da disputare.
    Necessità assoluta di continuare a sviluppare la monoposto.
    In Mercedes lo hanno fatto.
    In Ferrari ci hanno di sicuro provato, con esiti deludenti.
    Domanda.
    Può essere dipeso da un sensore in più su una batteria? Dalle rotture di coglioni da parte Fia?
    A parte che a Maranello lo escludono, io sommessamente ne dubito.
    Anche perché dodici mesi fa, allora per questioni di affidabilità, le candele e i ceri non accesi in chiesa, analogamente la Ferrari chiuse il campionato in ribasso. Non fu questioni di sensori o di Fia.
    Sono coincidenze?
    Non lo so.
    Nemmeno sostengo che con Resta lasciato a Maranello tutto questo non sarebbe accaduto: non esiste l’Uomo del Miracolo. Solo (e c’era ancora Marchionne, fu una decisione del presidente) io non avrei messo mano ad una struttura che stava funzionando.
    Bene.
    Anzi, male.
    Il dispiacere è tanto.
    Si può reagire cedendo alla emotività, come temo stia accadendo.
    Oppure si può ragionare sul disagio, intervenire dove indispensabile, correggere ed eventualmente sostituire, ma senza autoflagellazioni in pubblico, senza processi in piazza.
    Alle flagellazioni e ai processi provvediamo noi tifosi, come è giusto che sia.
    Ma noi tifosi siamo liberi persino di delirare, proprio perché non abbiamo responsabilità.
    In fondo, ha sempre ragione Spiderman.
    Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
    Buona domenica (si fa per dire).