Il ritorno del mondiale di F1 a Imola già ad aprile è una buonissima notizia. Senza esagerare, non solo per noi appassionati di piccole grandi storie di corse. È un segnale, mi piace pensare, per l’Italia tutta. Che ha un disperato bisogno di ripartire. Anche dalle emozioni.
Per cominciare, questo è un riconoscimento, a livello globale, del valore unico di una pista non a caso intitolata a Enzo e Dino Ferrari. Il valore della storia e della passione: sarebbe stato un errore limitare la riapparizione delle monoposto su quel tracciato alle sole conseguenze della pandemia. Poi è certo vero che anche il Gran Premio imolese del 2021 è figlio dei guai da virus. Ma insiste e resiste, nella scelta di Fia e Liberty Media, una forma di rispetto per Imola. O così almeno a me piace pensare.
Ben lo avevano compreso i piloti, da Lewis Hamilton in giù, in occasione del Gran Premio disputato lo scorso 1 novembre. Loro, i post moderni cavalieri del rischio, si erano subito innamorati di una atmosfera unica, retaggio di una tradizione che sopravvive ai contorcimenti del business più esasperato.
Non a caso Stefano Domenicali, già capo della Ferrari da corsa e poi presidente della Lamborghini, imolese doc, aveva lasciato intuire di voler dare un seguito allo show, nella sua nuova veste di numero uno di Liberty Media, il colosso che governa il business della Formula Uno. La sinergia felice con le istituzioni del territorio ha fatto il resto: l’altro Stefano, inteso come Bonaccini governatore dell’Emilia Romagna, ha trasformato la suggestione in realtà.
Debbo anche aggiungere che rivedere il Gran Premio a Imola, nel cuore della Motor Valley, è un invito a non cedere alla rassegnazione di quanti considerano inevitabile il declino della industria automobilistica nel Bel Paese. Ci sono, legittimamente, molte perplessità sul futuro del motore in Italia, anche alla luce della integrazione tra Fiat Chrysler e Peugeot. Ne ho accennato qui giusto ieri. Ma non sta scritto da nessuna parte che le cose debbano, per forza, andare a finir male.
Insomma, la Formula Uno di nuovo a Imola, già a primavera, è un inno all’ottimismo. E qui sorvolo sulla possibilità di avere il pubblico sugli spalti del Santerno: ormai questo dannato Covid ci ha insegnato che le previsioni conviene lasciarle stare.
Meglio pensare, romanticamente, che con i veterani Alonso e Raikkonen presto il circuito dei trionfi e della tragedia di Senna ritroverà, sulla griglia di partenza, un altro nome che ha fatto storia e leggenda di Imola, fino alla vittoria con la Rossa nel 2006.
Schumacher (Mick, stavolta) di nuovo alla Rivazza e alla Tosa. Dimmi tu come faccio a non emozionarmi.
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