Un anno fa, luglio 2022, la Ferrari vinceva due Gran Premi di seguito, fra Inghilterra e Austria, uno con Sainz e uno con Leclerc. Sembrava l’inizio di un’era Rossa, sia pure in un vortice di polemiche sulle strategie (e sarebbe il caso di averne nostalgia, visto che almeno si vinceva).
Sono passati dodici mesi. Il salto all’indietro è clamorosamente plateale. Tutti gli indici sono negativi. La macchina del Cavallino, semplicemente, è troppo lenta. Inesorabilmente falliscono i tentativi di aumentarne il rendimento.
Nono e decimo posto a Silverstone, due settimane fa. Poco meglio (si fa per dire) a Budapest, dove pure il capo francese Fred Vasseur, il nostro amabile curato di campagna, aveva promesso progressi. Sì, ciao.
Vasseur nel dopo gara mi ha fatto venire in mente il mio amico Julio Velasco: chi vince festeggia, chi perde spiega.
La verità, deprimente, è che questa Ferrari infligge botte durissime alla passione di chi la ama. Non si vede una svolta. Almeno, io non la vedo. Sconcertante è la sensazione che ogni ipotesi di soluzione dei problemi tecnici si riveli inadeguata, non all’altezza, fallimentare nella sostanza.
Ma c’è di più (e di peggio). Lasciamo pur stare la Red Bull in versione Verstappen: lì non c’è partita, ho addirittura avuto l’impressione che dall’abitacolo all’Hungaroring l’olandese seguisse sul display la diretta televisiva dell’ultima tappa del Tour de France, tanto distanti erano i presunti concorrenti.
No: a sbalordire è la progressione di una vettura come la McLaren, che a primavera sembrava una carriola e che invece adesso sta là davanti. Segno che in questa Formula Uno le cose si possono aggiustare, lavorando con la giusta determinazione.
Ora, poiché nessuno dubita dell’attaccamento alla causa di tutti i dipendenti della Ferrari, beh, bisogna pur chiedersi come mai a Maranello non riescano a trovare il bandolo della matassa. E ripeto che qui nessuno pretende miracoli, nessuno pretende di andare a sorpassare la Red Bull dell’olandese volante. Ma buscarle dall’Alfa Sauber in qualifica e vedere McLaren e Mercedes col binocolo in gara, insomma, è un po’ troppo.
John Elkann, Benedetto Vigna e Fred Vasseur ne saranno consapevoli?