Eh, sì.

Tra malati di Ferrari non si parla d’altro.

Conseguenze della epocale disavventura di Interlagos.

Bastera’ al povero Carletto (ma anche a Vasseur) una benedizione?

O serve altro?

Al riguardo, segnalo una garbata suggestione dell’illustre Weccologo Emi Emi, che dice di aver intravisto Todt junior in Bahrain e allora…

Buona lettura.

EMI EMI SCRIPSIT

Tra Lourdes e Le Mans

Proprio così.
Non rimane che andare a Lourdes.
Apro e chiudo parentesi (immediatamente, es claro).
Mi risulta che in Qatar Sainz, non abbia percorso nemmeno un metro neppure del giro ricognizione, e che ciononostante, a causa di questo funestassimo evento non sia avvenuto alcun intento votivo in vista di un possibile pellegrinaggio mariano, anzi. Al riguardo per il pilota spagnolo non é stata chiamata in causa né la sfiga cosmica e tantomeno l’accanimento terapeutico di un fato cinico e baro.
Si vede che anche il nome conta.
A prescindere da chi lo porti.
O magari, all’iberico conductor il cammino di Compostela può risultare pratica più che sufficiente al compimento dei propri intenti. Che basti davvero?
Chiusa parentesi.
Il vero dramma ( se ci si reputa ferraristi) credo sia altro, ammesso e non concesso si possa parlare così. Forse di fronte a una simile empasse tecnica della propria monoposto Rossa, anche Schumi avrebbe sacramentato in lingua madre, se mai, dopo Magny-Cours e il motore in fumo della sua F310, gli fosse successo il medesimo inconveniente o qualcosa di simile a nemmeno un mese di distanza.
Bella Zio.
Ma Schumi è Schumi. Ecco perché ribadisco. Il nome conta. E non so quanti lo ricordino a Le Mans nel ‘91 con la Mercedes di Herr Sauber, mettere giù in gara un giro veloce dei suoi. 3’ 35” 564, conducendo la classicissima di durata francese pure per due tornate. Un pulcino allevato a Stoccarda. Sulla biposto svizzero tedesca insieme a Wendlinger e Kreuzpointner. 69 anni in tre, e quel tedesco più veloce degli altri due.
Ecco chi era al tempo Schumi a Le Mans.
Poca roba, tanta roba. Forse quel passo gara che ha reso immortale il pilota di Kerpen con le monoposto è nato proprio qui. Tra le ruote coperte e il rettifilo dell’Hunaudières. E forse il profondo sconforto che rimanda il presente ferrarista in F1, presta liberamente il fianco a una suggestione, il cui prodotto pur invertendo i fattori sarebbe la certificazione per una certa celebrazione.
Come disse Robert Kennedy, c’è chi guarda le cose come sono e si chiede perché. Io sogno cose che non ci sono mai state e mi chiedo… perché no.
Perché non immaginare che Leclerc a Le Mans possa essere la vera vocazione cui appellarsi nel momento più buio?
Altro che Lourdes.
Magari con un giro veloce dei suoi per cominciare.
Proprio come Schumi.
Più di 30 anni fa.