Prima di lasciare lo spazio sotto a chi desidera commentare le prove libere di Sakhir, due cose.
La prima.
Da oggi è disponibile il primo di cinque miei podcast dedicati alla Formula Uno.
Ecco l’indirizzo.
https://www.quotidiano.net/podcast/profondorosso
La seconda. Come mia (e sua) tradizione offro qui la conversazione della vigilia con Piero Ferrari.
Grazie a lui e a tutti.
“Sa, nel 2021 ricorre il settantesimo anniversario della nostra prima vittoria in Formula Uno. Era il 1951 e l’argentino Froilan Gonzalez trionfò a Silverstone. Ecco, io mi auguro di vincere almeno un Gran Premio, nella stagione che sta per cominciare in Bahrain. Non mi pare di chiedere troppo…”
Piero Ferrari conosce la Storia perché è la Storia. Figlio del Drake, vicepresidente della azienda di Maranello, si riconosce probabilmente nella definizione che John Fitzgerald Kennedy dava di se stesso: un idealista senza illusioni.
“Non dobbiamo avere paura della realtà -spiega- Va accettata e se non ci piace bisogna operare per cambiarla”.
Mattia Binotto è sotto esame?
“Tutti in Ferrari siamo sempre sotto esame, fa parte del nostro Dna”.
Lei cosa si aspetta da Leclerc e Sainz?
“A Maranello siamo tutti consapevoli di non poter aspirare al mondiale. Però…”
Però?
“Io voglio trovare nelle ventitré gare che ci aspettano la dimostrazione che abbiamo capito cosa non funzionava e che sappiamo cosa fare per risalire. Poi certo la strada sarà lunga, la rincorsa complicata. Ma noi siamo la Ferrari, dobbiamo dare un segnale”.
Le piacciono i piloti?
“Molto. Leclerc è giovane ma è già una garanzia. Sainz è nuovo per noi, ovviamente lo conosco meno ma so che si è inserito bene nella squadra. Lo sa che mi ha telefonato suo padre, Sainz senior, il rallista? È stato molto carino, lui ha fatto la storia nei rally, adesso ha un figlio sulla Ferrari. È una combinazione che mi intriga”.
Hamilton sta per battere il record di Schumi.
“Lewis non ha bisogno di dimostrare niente, un titolo in più o in meno non aggiunge e non toglie nulla alla sua grandezza. Certo è il favorito, insieme a Max Verstappen”.
Con quella Mercedes lì…
“Bravi loro. Io non amo chi non riconosce i meriti altrui. Anche noi della Ferrari abbiamo avuto grandi cicli. Poi se non stai vincendo i cicli altrui li vuoi far finire, ci mancherebbe”.
Anche lei si affida al messianico 2022?
“Tra un anno cambieranno completamente le regole, sarà un’altra Formula Uno. E io spero sia una Formula Uno con una tecnologia più comprensibile, meno lontana dalla gente comune. Dobbiamo usare i soldi che spendiamo nelle corse per avere gare più spettacolari, competizioni che il grande pubblico possa capire emozionandosi”.
Magari provando a vincere.
“Lo dice a me, caro amico?”
Come mai da oltre tre mesi la Ferrari è ancora senza amministratore delegato?
“Non è una urgenza. John Elkann è un presidente molto attivo, è legatissimo alla azienda, spinge per riportare la Rossa al top anche nei Gran Premi”.
Piero, cosa significa per uno che si chiama Ferrari l’annunciato ritorno al massimo livello del Cavallino alla 24 Ore di Le Mans?
“Io mi rivedo bambino negli anni Cinquanta davanti ad una radio. Cercavo notizie sulle onde medie e corte, volevo sapere come stavano andando le macchine di papà a Le Mans. Quella corsa fa parte della nostra leggenda, tornarci è bellissimo. Sa che io alle 24 Ore sono andato soltanto una volta in vita mia?”
Magari nel 2023, anno del grande ritorno, ci andiamo insieme.
“Può essere un’idea”.
E magari li si vince pure.
“Beh, intanto proviamoci in questa stagione di Formula Uno, ad aggiudicarci un Gran Premio…”
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