Pensieri notturni.
Dirò subito una cosa destinata a turbare i malpancisti.
Se prima del Gp numero uno mi avessero detto che dopo cinque corse Leclerc e la Ferrari sarebbero stati leader dei due campionati avrei firmato subito.
Fin qui, il bicchiere è mezzo pieno.
Poi c’è il bicchiere mezzo vuoto.
Con una prima fila interamente Rossa, dispiace doversi accontentare dei due gradini più bassi del podio.
A Miami è stato evidente che la Red Bull guidata da Verstappen ne aveva di più.
Era già accaduto a Imola.
Ora, io invidio quanti tra voi hanno la assoluta certezza che la gente di Maranello si stia grattando la pancia.
Secondo costoro, i Bibitari sviluppano e i nostri pettinano le bambole.
È una teoria affascinante, ovviamente basata sul nulla.
E se, banalmente, i Red Bull fossero più bravi (almeno per ora, spero) ?
Non passa per la testa?
Mica per difendere qualcuno o qualcosa. Sono altre le cose che mi stanno a cuore, nella vita.
Seriamente.
La Ferrari è in testa al mondiale. Farà di tutto per restarci e sarà durissima.
L’ho sempre saputo. Chi sostiene che la Ferrari ha dilapidato un vantaggio nettissimo mente sapendo di mentire. La F75 ha dominato a Melbourne, su una Red Bull imperfetta e inaffidabile. Ma è una altra storia.
Altra cosa.
Sainz ha fatto una buona gara, ma al via non è stato in grado di proteggere Carletto.
Non dico che con Verstappen terzo sarebbe stata un’altra corsa, questo no.
Ma con Carlitos alle spalle e i primi tre giri senza DRS, beh, Leclerc un piccolo vantaggio lo avrebbe accumulato e forse non sarebbe stato costretto a stressare le gomme.
A proposito di gomme: da ignorante, con la safety io a uno dei due Rossi le scarpe le avrei cambiate, anche se comprendo, dopo Imola, la necessità di ottimizzare il risultato, prendendo il certo per l’incerto.
Chiudo rallegrandomi con quanti, ostinandosi ad irritarsi perché Russell sta non di rado davanti ad Hamilton negli ordini d’arrivo, mi rallegro, dicevo, con quanti mi hanno finalmente fatto comprendere a chi fosse dedicato l’album di Adriano Celentano intitolato La pubblica ottusità.