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La Ferrari da Gp e la Ferrari del WecLeo Turrini - 10 luglio 2023

Quando ero molto giovane, partecipai da inviato alla prima delle mie quindici Olimpiadi.

Calgary 1988.

Essendo tempi antichi, a nessuno passava per il cervello di paragonare il fondista De Zolt allo slalomista Alberto Tomba.

Forse perché non esistevano il web e i social.

Mi pare che lo stesso concetto, a proposito di Ferrari Wec e Ferrari Gp, sia civilmente sviluppato qui sotto dall’amletico opinionista, nonché finalista del premio Bancarella, alias Emi Emi, che come sempre ringrazio.

EMI EMI SCRIPSIT

C’è del marcio in Danimarca?
Come no.
Tutti i giorni, ogni giorno. Festività comprese 365 giorni all’anno. Vi confesserò di essere ancora un uomo tremendamente analogico e che l’idea di sdoppiarmi in contemporanea tra la 6 Ore di Monza e il Gp di Gran Bretagna non mi ha minimamente sfiorato fin dall’inizio. Prima la 6 Ore (e da più grande “esperto” del globo terracqueo delle dinamiche Wec non poteva essere altrimenti…), Poi con calma la perfida Albione, con le sue (forse) certezze apparentemente già scritte.
Ovviamente si tratta di scelte del tutto personali e di campo, ci mancherebbe, e nemmeno vorrei mi venisse posta la fatidica domanda su cosa reputi meglio e cosa peggio. Penso solo che se Abebe Bikila avesse mai incontrato Carl Lewis, gli avrebbe sorriso e stretto la mano e non si sarebbe certamente sognato di chiedere al più giovane Carl, se per caso il suo oro di Roma valesse i quattro (se non di più) di Los Angeles del velocista americano. E non mi piace nemmeno pensare che il giochino del “trova le differenze”, sia sufficiente a decifrare la diversità che possa intercorrere tra una gara di durata (oltretutto nel suo format più corto) e un Gran Premio di Formula 1.
La cronaca recente degli ultimi anni di un mondiale Wec reso asfittico da costi insostenibili per la categoria, ha reso necessaria un’inevitabile inversione di rotta. In nome della sopravvivenza della categoria e non solo. Due anni di pandemia ci hanno restituito il campionato perfetto. in cui “tutti vogliono partecipare”. Perché costa poco, a fronte di un ritorno d’immagine se non altro interessante (vedi vittoria a Le Mans e ciò che a livello planetario se ne possa ricavare).
La Ferrari si è unita a questa festa e bene ha fatto, in un momento di vacche magrissime con le monoposto. Nulla di male anzi. Un ritorno alle origini che può solo far bene al mito del Cavallino nel mondo. Ma il Wec non è certamente il mondo perfetto, nonostante l’appassionato possa toccare con mano la realtà che frequenti fin dentro ai box, come oramai in Formula 1 non succeda da decenni. Perché la Ferrari Endurance, per così dire, funziona e nel mondo dei Gran Premi no?
Posso solo pensare che dipenda dalle persone coinvolte, in base al gioco che abbiano deciso di giocare.
Piaccia o no, una cosa non è necessariamente meglio dell’altra e viceversa.
È solo semplicemente e profondamente diversa.
Senza troppi campanili di parrocchia cui attaccarsi alla corda per tirare.
Nei momenti di profondo sconforto.