C’era una volta una griglia di partenza.
Bottas, via. Zhou, a casa. Magnussen, al mare. Erano già usciti di scena Ricciardo e Latifi. E anche il sergente Garcia della Red Bull, il bandolero Perez, sta per esaurire la scorta di tequila.
Abbiamo già visto in pista Lawson, Colapinto, Bearman. Sono in arrivo Kimi Antonelli e Bortoleto. Forse anche Doohan, sempre che l’ex geometra di Cuneo, all’anagrafe Flavio Briatore, non ne combini una delle sue (il tizio ha lanciato Schumi ed Alonso e se è vero che non c’è due senza tre…).
Sei facce nuove su venti.
È una rivoluzione epocale. Mai la F1 aveva conosciuto un ricambio così massicciò, quasi brutale. Dopo anni di sostanziale immobilismo.
Forse c’è una spiegazione.
Da sport per vecchi (come me) che era, la F1 ha subito una mutazione genetica. Ha un pubblico sempre più giovane. E questa è una buonissima cosa, s’intende.
Credo poi che la precocità di un Fenomeno come Verstappen (ma anche Leclerc e pure i due McLaren, con inevitabili alti e bassi) abbia contribuito alla accelerazione.
Aggiungo, rendendomi conto che è una osservazione da trombone sfiatato, che forse queste monoposto sono semplici da guidare. Tra l’altro non esiste più da un pezzo la possibilità di accumulare chilometri con i test. Dunque prendi un monello che ha fatto pratica al simulatore e lo mandi a disputare un Gran Premio.
La cosa ha un suo fascino innegabile. Dirà poi il tempo chi sia più adatto a sfondare, tra i nuovi e nuovissimi drivers.
A me fin qui sono piaciute alcune cose di Colapinto e Bearman. Anche Lawson sembra molto tosto.
Su Kimi Antonelli incrocio le dita. Ho già spiegato che tiferò per lui, appartiene alla mia terra, è un italiano dell’Emilia, come potrei non stare dalla sua parte?
Dopo di che, auguro al successore di Lewis Hamilton di arrivare sempre dietro a Lewis Hamilton.
Perché va bene la gioventù e bla bla bla, però uno la passione per la Ferrari se la porta dietro per sempre…
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