Che Zhou sia con noi.
Di sicuro avere in Scuderia l’unico pilota cinese ad aver disputato Gran Premi nella storia della F1 sposterà il tifo di Shanghai verso la Rossa.
Ma questo è colore.
Domanda: dopo il disastro di Melbourne, cosa possiamo aspettarci dalla SF25?
La prendo alla lontana.
In Australia, senza safety car, Leclerc e Hamilton sarebbero stati doppiati, o quasi.
Questo dato rappresenta la dimensione di un flop epocale.
Al tempo stesso, paradossalmente, offre uno spiraglio di speranza.
Non può essere, a parità di regole tecniche e anche al netto dei progressi McLaren, un distacco credibile.
Se lo fosse, vorrebbe dire che nei tre mesi dopo Abu Dhabi (ma anche prima, eh) in quel di Maranello hanno sbagliato tutto. Ma proprio tutto.
Per capirci.
Dubito sia immaginabile, in Cina, una clamorosa rivincita.
In compenso, l’obiettivo minimo è avere due Rosse in lotta con Verstappen per il terzo posto.
Non accadesse, saremmo alla riproposizione pistaiola del bel film “Il giorno della marmotta”. Ma andrebbe bene anche un altro titolo cinematografico con Murray, lo stesso attore: Lost in translation.
Un’altra cosa.
Non deve stupirci l’ondata di irritazione popolare, chiamiamola così, che ha accompagnato il fiasco australiano.
Con l’operazione Hamilton, la Ferrari si è rimessa al centro del villaggio chiamato F1. Potrei citare Peter Parker, alias l’Uomo Ragno: da un grande potere (mediatico) grandi responsabilità.
È tutto molto chiaro sin dall’inizio.
Ergo, il fallimento è una opzione non contemplata.
© Riproduzione riservata