Alla vigilia della stagione, avevo profetizzato, a mo’ di auspicio, cinque vittorie Ferrari.
Ebbene, mi sono sbagliato.
Felicemente sbagliato!
Alla fine della fiera, potrebbero essere di più.
Ciò premesso.
E se ci toccasse rimpiangere Carlitos Sainz?
Buona fortuna e buon lavoro a Lewis Hamilton, che dovrà sostituire lo spagnolo a Maranello.
Ok, vado avanti.
Non svegliatemi. E se volete bene alla Ferrari non svegliatevi nemmeno voi che state leggendo queste righe.
In Messico, non c’è stata un’altra doppietta Rossa dopo quella di Austin. Leclerc non ce l’ha fatta a salvare il secondo posto dall’assalto di Norris. Ma Sainz, il trionfatore sull’asfalto messicano, ha offerto la dimostrazione di una supremazia netta, non contestabile. Sul piano pratico, la rincorsa al titolo mondiale costruttori diventa ben più di una romantica speranza.
Seriamente: si può fare.
Al netto delle diverse sensibilità di Sainz e Leclerc, una cosa merita di essere sottolineata senza finzioni: ci è voluta una generazione, è passata una vita, eppure è vero.
Mi spiego: finalmente la Ferrari è la squadra che meglio ha lavorato sulla monoposto nel corso della stagione. Siamo nel cuore dell’autunno, alla fine del campionato mancano quattro gare: in questo momento, la Rossa è la vettura dominante.
Era dal 2018 che la Ferrari non si aggiudicava almeno cinque successi in una stagione. È il caso di rendere omaggio a Fred Vasseur: grondando bonomìa da tutti gli artigli, il sempre ilare manager francese ha restituito alla casa di Maranello un ruolo da protagonista. Chaoeau.
Ora resta da vedere cosa accadrà nelle quattro gare che restano da disputare. Norris ha accorciato le distanze su Verstappen, che però conserva un buon margine. Ma la Ferrari, questa Ferrari, paradossalmente, è la miglior alleata dell’olandese bibitaro, perché porta via punti a Lando.
Ne riparliamo nei prossimi giorni.