C’ero anch’io, banalmente.
E banalmente mi unirò al coro.
Meglio dirlo subito: mai visto niente del genere! Non per Niki Lauda, non per Gilles Villeneuve, non per Michael Schumacher. Il primo giorno della SF25, la nuova Ferrari, si è trasformato in una sorta di Woodstock motoristica, un Festival di Sanremo a bordo pista, con il rumore della macchina Rossa al posto dei ritornelli delle canzonette.
Giuro: in mezzo secolo di vita. randagia sui sentieri della emozione chiamata Cavallino mai mi ero imbattuto in scene simili. Gente aggrappata alle reti del circuito, gente arrampicata su improbabili tralicci, gente che vagava tra Fiorano e Maranello tirandosi dietro panini al prosciutto e piccole scale, per salire più in alto e buttare lo sguardo sulla vettura della ennesima, infinita, eterna speranza.
Ora, lasciate perdere gli intellettuali da strapazzo e gli opinionisti un tanto al chilo e i presunti maestri in cattiva sociologia. Qui c’è qualcosa di più del marketing, della potenza del Brand, del fascino dell’ormai quarantenne Lewis Hamilton che viene a sparare le ultime cartucce di Rosso vestito.
Qui invece c’è un sentimento che forse potremmo considerare il residuo di un orgoglio ormai inesistente per tante cose “italiane”. Miracolosamente, magnificamente e forse persino incomprensibilmente, un uomo nato nell’Ottocento, cioè Enzo Ferrari, ha saputo lasciare in eredità una speranza ad un Paese depresso, svuotato di energie e perplesso (eufemismo) sull’avvenire. Ecco, dicevo, l’ottocentesco Enzo Ferrari, con la Formula Uno che porta il suo nome, è un ponte (appunto come quello sulla pista di Fiorano) sul millennio che stiamo affannosamente vivendo.
Non dubito che Charles Leclerc e Lewis Hamilton lo abbiano capito. Adesso, dare un senso a tanto entusiasmo dipende da loro. Nonché e soprattutto!, dalla macchina che avranno in mano. Buon viaggio.
Ps. A seguire i dialoghi con il Baronetto e con Carletto.
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HAMILTON
Fiorano – “Guardate che io non ho l’ossessione dell’ottavo titolo. Io voglio vincere il mio primo mondiale con la Ferrari. Mi sono spiegato?”
Perfetto. A suo modo, Lewis Hamilton è un genio della comunicazione. Ieri, completato il lavoro con la SF25 sotto gli occhi del presidente John Elkann, il Baronetto ha concesso la sua prima vera intervista da ferrarista. Qui lo dico e lo confermo: non ha sbagliato una parola!
Lewis, dacci un titolo per questa giornata in pista a Fiorano.
“In italiano?”.
Si.
“Emozionante. E molto buona”.
Hai avvertito il calore della folla?
“Certo. Sapete, avevo sempre sentito parlare della passione Rossa. Me la raccontavano . Ma ammetto che viverla da protagonista e non come avversario, beh, fa un effetto incredibile”.
Come ti sei trovato nell’abitacolo?
“Ho tante cose da imparare. Mi riferisco proprio ai dettagli tecnici. Al volante, ai pulsanti, al software, eccetera. È tutto diverso, rispetto alla Mercedes. È un’altra filosofia”.
Per te il cambiamento è una sfida?
“Oh, sì, la sfida più grande della mia carriera. L’ho cercata, l’ho voluta. E sono molto contento di affrontarla”.
Il tuo impatto sull’universo Ferrari è stato clamoroso.
“È tutto straordinariamente eccitante. È una avventura nuova, mi piace viverla”.
Senti, Alonso e Raikkonen con la Rossa vinsero alla prima gara, Vettel alla seconda. Tu quanto ci metterai?
“State parlando di grandi campioni. Io ovviamente non posso rispondere, ma il mio impegno sarà assoluto”.
Credi ci siano le condizioni per vincere il campionato?
“Sì. La Ferrari ha una grande leadership, da John Elkann a Piero Ferrari, da Benedetto Vigna a Fred Vasseur. L’azienda ha nel DNA la competizione e l’ansia del successo. Le strutture sono eccezionali. L’obiettivo dunque è uno solo, il che non significa ovviamente che abbiamo il titolo in tasca”.
Come vanno le cose con Leclerc?
“Una volta in Bahrain, credo fosse il 2019, lui era agli esordi con la Rossa, fece una gara bellissima ma sfortunata. Andai a cercarlo alla fine del Gran Premio e gli dissi: ragazzo, tu hai un grande futuro. Non ho cambiato idea. Abbiamo un buon rapporto, parliamo tanto tra noi, collaboriamo. Charles è un pilota velocissimo e appunto lo ha già dimostrato”.
Senti, è vero che stai perfezionando l’italiano per calarti meglio nella nuova realtà?
“Assolutamente sì. Un po’ conosco la vostra cultura, parlare meglio la vostra lingua mi aiuterà nel dialogo con i meccanici, con i tecnici, con gli stessi tifosi”.
E come va con la nostra cucina?
“Ah, un meccanico una volta mi fece conoscere le lasagne, sono strepitose. Poi non sono originale ma adoro la pizza. Solo che…”
Solo che?
“Debbo stare attento a non esagerare, perché se ingrasso troppo poi non entro più nell’abitacolo…”
Ci entri, Lewis, ci entri.
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LECLERC
Povero Carletto! Mi sa tanto che dovrai farci l’abitudine. Prima conferenza stampa del 2025, pronti via ed eccoci qua: il novanta per cento delle domande rivolte a Leclerc riguardano…Hamilton. Magari il Principe di Monaco avrebbe avuto voglia di parlare di più dell’auto nuova, della SF 25 da lui portata al debutto sull’asfalto di Fiorano. Invece niente, gira così e debbo aggiungere che, se rosica (e rosica, fidatevi…), beh, gestisce magnificamente lo stato d’animo. Nella consapevolezza che soltanto il cronometro potrà rovesciare la gerarchia dettata da carisma, emozioni, carisma…
LE PAROLE. E allora eccolo, il Leclerc pensiero. “Mi domandano pure cosa penso del look di Lewis, di come si veste, eccetera. Onestamente lui sul fashion è decisamente più coinvolto di me, facciamo che abbiamo gusti diversi…”
“Credo che Hamilton sia arrivato a Maranello nel momento migliore. Mi spiego: nel presente c’è una Scuderia molto solida, ben strutturata, con un target preciso. Siamo un team in crescita e non da oggi…”
“Io non sono sorpreso dalla atmosfera che si è creata intorno alla Ferrari. L’ho vista tutta la gente assiepata intorno al circuito per questa giornata di debutto, è bellissimo e del resto è normale che l’entusiasmo sia esploso, Lewis è una leggenda dell’automobilismo…”.
“Però per me non cambia nulla, intendo nel mio approccio alle competizioni, alle corse. È diverso il contesto e lo comprendo, vi assicuro che non mi infastidisce…”
“Sono concentrato su me stesso, ecco. So dove debbo migliorare per realizzare il mio sogno. Credo fermamente che saranno i dettagli a fare la differenza. Vale per la macchina e vale per chi la guida…”
“Avere come collega un sette volte campione del mondo è uno stimolo enorme. Certo che è una sfida, mi confronterò sulla stessa vettura e sulle stesse piste con un personaggio che ha fatto la storia della F1…”
“Ci stiamo conoscendo sempre meglio, la relazione tra noi è buona. Ci sfidiamo anche a scacchi! È interessante guardare come si comporta, che linguaggio usa con gli ingegneri, eccetera. Però non avverto la necessità di modificare qualcosa di me stesso perché è arrivato lui. Per capirci, la mia preparazione invernale ad esempio è rimasta identica…”
“Cosa significa la differenza di età? Non so rispondere, non so come mi sentirò quando arriverò ai suoi anni. Di sicuro lui è in perfetta forma. E io anche…”
“Aiutarci a vicenda? Senz’altro, tra compagni ci si spinge e abbiamo lo stesso obiettivo, come dicevo non mi turbano le attenzioni che Lewis suscita, è normale, ci mancherebbe altro…”
“Che sensazione mi ha dato la SF25? Sono soddisfatto, non ho riscontrato criticità, certo pochi giri a Fiorano con due gradi di temperatura non bastano per dare giudizi. Ma credo nel lavoro che stiamo facendo con la squadra, nel 2024 siamo cresciuti tanto, dobbiamo continuare su questa strada…”
“Quindi sì, mi sento pronto per togliere il titolo a Verstappen, non lo soffro psicologicamente. S’intende che come sempre bisogna aspettare di vedere cosa porteranno in pista la Red Bull e la McLaren. Niente proclami, in tanti anni di Ferrari ho imparato ad aspettare i fatti…”
Quanto al look di Hamilton, meglio lasciar perdere.
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