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Com’era bella la Ferrari di Brenda VernorLeo Turrini - 11 luglio 2024

“Fischiate me che sono il tenore? Aspettate di sentire il baritono!”
Chi ha pronunciato questa frase?
A. Maurizio Arrivabene.
B. Marco Mattiacci.
C. Mattia Binotto, con Enrico Cardile ai cori.
Si fa per scherzare.
Sono qui per segnalare, invece, un magnifico libriccino che farà felici i tanti che non credono che la Ferrari sia nata nel 2022.
Brenda Vernor è una meravigliosa signora che viaggia verso il secolo di età. Arrivò in Italia dal Regno Unito nei favolosi anni Sessanta. Tramite Mike Parkes,,un bravo pilota, conobbe il Drake. Insegno’ l’inglese al figlio Piero e divento la segretaria di Enzo Ferrari.
“My boys”, così si intitola il volume (reperibile su Amazon oppure ordinabile sul sito www.edizioniterramarique.com), è una preziosa nonché divertente collezione di aneddoti in salsa Rossa. Ci sono tutti, dal Vecchio a Gilles, da Bandini ad Alesi, da Irvine a Schumi. È un “Visti da vicino” che permette di afferrare, una volta ancora, il filo di quella verità intima che io ritengo racchiuda l’essenza del Cavallino.
La Ferrari non è solo una azienda.
Non è solo un brand.
Non è solo un titolo in borsa.
Non è solo un elenco di ordini d’arrivo, si tratti di stupende vittorie o di ingloriose sconfitte.
Nemmeno è una sequenza di aggiornamenti per la monoposto da Gp che ovviamente funzionano sempre o quasi (aaarghhhj!!!).
No.
La Ferrari è un sentimento.
La Ferrari, come testimonia perfettamente Brenda Vernor, è qualcosa che ti entra sotto la pelle e anche se fingi di essere diventato indifferente alle sorti sue, beh, sai benissimo che non è vero. E se la vedi perdere male ti dispiace e speri smetta di accadere.
Io sono uno dei tanti che ha questa malattia, come ce l’ha Brenda, che sono stato orgoglioso di aiutare, insieme a Daniele Cavallini, nella realizzazione del suo Memoir.