Vivaldi a Venezia, con tre valigie

  L’uomo con tre valigie attraversa piazza San Marco. Una, la più piccola, è per l’estate: vestiti leggeri. Nel trolley traballa l’abbigliamento d’autunno. Il borsone è per il guardaroba di primavera. La quarta stagione la sta indossando, tra le gelide folate che la Laguna, maleducata, gli soffia in faccia. Sarà per il fatto che siamo […]

 

L’uomo con tre valigie attraversa piazza San Marco. Una, la più piccola, è per l’estate: vestiti leggeri. Nel trolley traballa l’abbigliamento d’autunno. Il borsone è per il guardaroba di primavera. La quarta stagione la sta indossando, tra le gelide folate che la Laguna, maleducata, gli soffia in faccia. Sarà per il fatto che siamo a Venezia, per le sue scelte di vita o forse solo per gioco, ma non può essere frutto del caso il soprannome che si porta appresso: Vivaldi, un uomo per tutte le stagioni.

E’ un barbone, ma un signor barbone. Ci tiene alla forma: per questo porta con sé l’intero corredo. Vivaldi è figlio di questi tempi di crisi. Trascina le sue valigie. Altro non gli è rimasto. Ogni tanto si ferma e fa il segno della croce. Forse prega che muti il tempo: allora aprirebbe i bagagli, un bel cambio d’abito, anche se non ne ha voglia, per ora. Forse le sue suppliche invocano anni migliori. Anche se non è sicuro che verranno. Amen.

Vivaldi arriva fin sotto il Campanile, torna indietro al Caffè Florian, guarda e naturalmente non entra, fa un saluto ai Mori e poi si spinge sul bordo della Laguna, avanti vento, colpisci più duro. Vivaldi occupa la piazza, ma non è un Indignato. Solo un Rassegnato. Le manovre del governo non gli fanno né caldo né freddo. Il suo guardaroba è pronto per ogni evenienza. L’uomo con tre valigie cammina, si ferma, si affida alla Provvidenza. L’Ici è un pensiero del passato, l’Imu del futuro non lo riguarda: la casa se la porta dietro, bagaglio a mano. Nessun problema con il Fisco: ha già detratto tutto, tranne i vestiti. La vita di Vivaldi scorre così, senza scossoni. A parte il trolley che ogni tanto si incaglia. Lui si ferma, fa il segno della croce, un sobbalzo, il trolley riparte. In qualcosa bisogna pur continuare a credere. Amen.

Ma bisognerebbe anche prendere una decisione, prima o poi, non si può andare avanti così in eterno, un mutamento sarebbe il benvenuto. Se almeno la Laguna la smettesse con il suo respiro di ghiaccio…Vivaldi rimugina riattraversando la piazza. Poi improvvisamente si blocca. Un ultimo segno della croce. Una raccomandazione al cielo. Che lo ascolta: sì, è un’apertura fra le nuvole quella che spunta lassù. Anche il vento pare essersi calmato. Vivaldi sistema le valigie sul selciato. Le guarda, ne sceglie una: quella con gli abiti di primavera. E’ ora di cambiarsi. Adesso ne ha voglia. Un atto di fede, sperando in tempi più clementi. Amen.