Abbiamo fatto un sogno: vivere senza più paure

Ho fatto un sogno. Lo ha fatto anche il mio vicino di casa. E pure la postina. E la cassiera del supermercato. E poi il bancario, l’autista dell’autobus, il giudice, l’avvocato, il medico e l’infermiere. E ancora il commerciante, il cliente, il ladro e il poliziotto. Abbiamo fatto tutti lo stesso sogno: vivere senza più […]

 Ho fatto un sogno. Lo ha fatto anche il mio vicino di casa. E pure la postina. E la cassiera del supermercato. E poi il bancario, l’autista dell’autobus, il giudice, l’avvocato, il medico e l’infermiere. E ancora il commerciante, il cliente, il ladro e il poliziotto. Abbiamo fatto tutti lo stesso sogno: vivere senza più paure.

Passiamo le giornate immersi nelle preoccupazioni. Imposte da altri. Temiamo che le nostre fabbriche chiudano i battenti o emigrino in America, come fecero i nostri avi, che il governo cada malamente e che saremo solo noi a farci male, che prima di cadere il governo inventi una nuova tassa e poi chi s’è visto s’è visto, che la benzina diventi più cara dei diamanti, che i diamanti qualcuno se li compri con i nostri contributi (elettorali), abbiamo paura di andare in pensione, perché poi non ci basterebbero i soldi per vivere, ma temiamo anche che se non andiamo in pensione ora non ci andremo mai più, perché presto i soldi saranno tutti finiti. Siamo assaliti dal tormento che qualcuno ci svaligi la casa, si tratti di un ladro venuto dall’Est o di un premier arrivato dal nulla delle urne. Non abbiamo più sicurezze. Temiamo perfino che il nostro bilancio non piaccia alla Ue e che per questo i mercati ce la facciano pagare. Abbiamo paura di non riuscire più a guidare le nostre esistenze, perché non siamo più noi al volante, ma qualcun altro che sospettiamo non abbia la patente per farlo (e anche se dimostra competenza e rigore, e buoni appoggi nella Ue, chi ce lo fa fare di fidarci e basta?).

Da sempre incutere timore è una forma di potere. Un modello per dominare. Più hai paura, meno ti ribelli e sogni (e se lo fai, accetti dei rischi che ti tengono sveglio). Ci dicono che stia per arrivare un anticiclone con un nome da paura: Hannibal. Ti assicurano che il terrorismo non è ancora morto, poi scopri che così grandi governi giustificano la propria sopravvivenza, ergendosi a paladini dell’antiterrorismo. Forse anche qualche terrorista vive terrorizzato. Ci avvertono che un virus tanto terribile quanto sconosciuto sconvolgerà le nostre budella, ma che basterà acquistare grandi stock di antivirus da alcune multinazionali per salvare noi la pelle e, loro, i bilanci. Poi ci diranno che no, quell’infezione non era vera, ma ormai ci siamo ammalati di angoscia.

Viviamo paure irrazionali. Perché non ne capiamo l’origine. È tutto un allarme, uno choc, un disastro sfiorato. Abbiamo anche paura di dire che abbiamo paura. Perché ci sarà sempre qualcuno pronto a metterci in guardia: ora va male, ma poi andrà peggio. E per consolarci userà quell’espressione che provoca affanno: male minore. È per queste ragioni che, ormai, facciamo tutti lo stesso sogno: spazzare via, una volta per sempre, tutte le nostre paure. Compresa quella di svegliarci.

                                                                                        Gianluigi Schiavon

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