Il ragazzo stringe in una mano una bottiglia di birra e nell’altra la zampa di Topolino. Non può farne senza: né della bottiglia, né del suo pupazzo. Il ragazzo ha i capelli sporchi, il viso annerito dallo smog, i vestiti a brandelli e due occhi grandi così. Anche Topolino. I due si assomigliano. Si tengono per mano. Fanno la stessa vita. A vederli così, uno di fianco all’altro, paiono surreali fratelli gemelli.

Il ragazzo è un barbone. Ha orizzonti limitati. Ondeggia sul bordo del marciapiede, a un incrocio senza importanza, tra via Agucchi e via Emilia Ponente, a Bologna, se proprio volete saperlo. Il ragazzo non attraversa. Non osa. Il semaforo scatta: verde! Il giovane ubriaco ondeggia, ma non si muove. Il semaforo scatta di nuovo: rosso! Non fa differenza. Tanto, di attraversare, non se ne parla.

Il ragazzo barbone alza la bottiglia: un altro goccetto. Poi solleva Topolino: alla tua salute, fratello. Paiono personaggi di un cartone animato disegnato male.

I fotogrammi scorrono al rallentatore. Sono giorni che questa storia va avanti. Nessuno fa niente. Al massimo qualcuno ridacchia: trova tutto questo divertente. Manco fosse un cartone animato. Bisognerebbe dirgli che si sbaglia. E di grosso.

Il ragazzo beve. Ondeggia. E non fa un passo. Topolino lo guarda. Anche lui immobile. A vederli così, non sapresti dire chi sia il pupazzo. Ma questa non è Disneyland. Solo un incrocio senza importanza, sapete già dove.

E’ troppo tempo che questa storia va avanti. Fino a ieri, per l’esattezza. Se ne sono accorti subito tutti: all’incrocio non c’era più nessuno. Sparito il ragazzo. Sparito Topolino. Hanno attraversato, ha detto qualcuno, con indifferenza. Speriamo siano andati lontano, ha aggiunto qualcun altro.

Così il cartone animato è finito. No, non era divertente.

                                                                           (Gianluigi Schiavon)