L’Uomo che Ride (La legge di Stabilità e altre barzellette)

  Ha deciso di prenderla in ridere. Perciò gira per le strade di Bologna sghignazzando. Da Porta San Vitale a piazza Verdi, ogni mattina, è tutto uno sbellicarsi. Guarda i prezzi in decollo dietro le vetrine. E ride. Compra il giornale, legge “spread”. E ride. Poi “bund”. E ride di più. Scopre che la Stabilità […]

 

Ha deciso di prenderla in ridere. Perciò gira per le strade di Bologna sghignazzando. Da Porta San Vitale a piazza Verdi, ogni mattina, è tutto uno sbellicarsi.

Guarda i prezzi in decollo dietro le vetrine. E ride. Compra il giornale, legge “spread”. E ride. Poi “bund”. E ride di più. Scopre che la Stabilità ora è legge. Barcolla. E si scompiscia.

Per l’Uomo che Ride il mondo è un’interminabile barzelletta. Vede il traffico congestionato in piazza Aldrovandi, tutti bloccati. Lui se la ride. Un vigile sta multando un ciclista contromano? Questo lo fa sganasciare. Due barboni si litigano la bottiglia di birra. Da morire dal ridere. Una canaglia in motorino gli taglia la strada. Certe risate. L’Uomo che Ride non risparmia nessuno, nemmeno se stesso. Si specchia in una porta a vetri: rimira il maglione a righe multicolori, il faccione beato di cinquantenne sotto i capelli in ritirata sulle tempie, i pantaloni in fuga dai fianchi. Che ridere. Solo una cosa non gli strappa nemmeno un sorriso: la solitudine. Ma è un segreto.

Nel frattempo, una sua risata vi seppellirà. Sa che non andrà mai in pensione, perché occorrerebbe avere prima un lavoro. Al solo pensiero si piega in due scuotendo perfino le spalle. Ma sa anche che molti altri sono nella sua stessa condizione. Contorcimenti a crepapelle. Il senso del ridicolo lo guida, la vita lo deride e lui ride. A parte quel fastidioso dettaglio (sì, certo, il sentirsi soli).

Il Paese va a rotoli e lui si sloga le mascelle. Ciò non significa che non sia una persona seria. Sempre meglio che lamentarsi tutto il giorno. L’ilarità è il suo scudo, una forma di autodifesa, tutto gli fa il solletico, nulla lo tocca (a parte quella cosa che già sapete…).

Ecco, di ghigno in ghigno, ha raggiunto piazza Verdi. Il giretto mattutino è finito. Improvvisamente si avvicina una zingara, lui sta per riderle in faccia. Ma quella, inaspettatamente, allunga il braccio e gli offre una rosa. Pare un segno d’amicizia, piccola breccia nella sua solitudine.

Una lacrima ora scende sul viso dell’Uomo che Ride. Non fate le canaglie: c’è poco da ridere.

(Tratto da “Quella faccia l’ho già vista”, di Gianluigi Schiavon, Giraldi Editore)

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