La Signorina Gelida fa venir la pelle d’oca. Innanzitutto è bella, bellissima. Ma anche fredda, freddissima, non parla, non si scioglie mai. E poi ha uno strano vizio: compra gelati a mezzanotte. Anche di questi tempi, in montagna, con due gradi sotto zero. Li prende e li porta a casa. Il suo rifornitore preferito è appena fuori dal paese. Lei si presenta puntuale quasi tutte le sere: bionda, visetto nordico, vestita con eleganza, completamente di nero, dalla testa ai piedi. Compra solo gelati «bianchi», per contrasto, forse. Se c’è la cioccolata fa storie. Ma il gelataio non protesta mai, perché ha in mente una storia che scotta. «Ha voglia di parlare?», chiede lui tutte le volte. «No». «Fa un bel freddino stasera». «Sì». «Dopo tanto tempo, potrebbe dirmi almeno come si chiama?». «Possiamo non parlare più?». E il gelataio resta lì, gelato. Il Grande Freddo entra ed esce con lei.

Ma, inaspettata come un dono di Natale in anticipo, qualche sera fa ecco la sorpresa. La Signorina Gelida è arrivata e appariva strana (in modo diverso dal solito). Come se avesse finalmente preso una certa decisione. E ha cominciato a parlare, parlare, parlare. Il gelataio era tutto orecchi, lei gli ha raccontato per intero la sua vita «senza calore» (il gelataio giura che quella ragazza ha detto proprio così), la sua «grande solitudine» (altro giuramento). A quel punto lui, sfidando la sorte, le ha offerto una torta-gelato tutta al cioccolato. E lei, pensate un po’, l’ha accettata. Dandogli addirittura del tu, nel dire: «Sei proprio carino. In tutti i sensi». Lui l’ha guardata negli occhi. Anche lei. L’atmosfera si è surriscaldata.

 (Tratto da: “I bolognesi sono fatti così”, di Gianluigi Schiavon, Pendragon Editore)