Il Piccolo Principe, nostro figlio

  Il Piccolo Principe è tornato. L’hanno visto sabato sera, all’angolo fra le vie Mengoli e Mazzini. La città non importa: poteva essere Bologna, Milano o anche Firenze. Non fa differenza. Aveva capelli d’oro arruffati e una blusa blu tanto larga da assomigliare a un mantello. E lo sguardo perso come di chi è caduto […]

 

Il Piccolo Principe è tornato. L’hanno visto sabato sera, all’angolo fra le vie Mengoli e Mazzini. La città non importa: poteva essere Bologna, Milano o anche Firenze. Non fa differenza. Aveva capelli d’oro arruffati e una blusa blu tanto larga da assomigliare a un mantello. E lo sguardo perso come di chi è caduto da un altro pianeta. Nessun dubbio: era lui, il Piccolo Principe.

Stava seduto sul bordo del marciapiede. Aspettava. Non aveva con sé una rosa, da curare e difendere: pareva essere lui, stavolta, ad aver bisogno di protezione. Nessuna volpe da allevare e con cui fare amicizia, lì intorno solo facce da lupi nella notte urbana. E serpenti pronti a offrire il morso finale. Aspettava impaurito. E forse pensava a quel personaggio conosciuto su un pianeta non tanto lontano, il bevitore. Quello cui domandava: «Perché bevi?». E quello rispondeva: «Per dimenticare». «Dimenticare cosa?». «La vergogna». «Vergogna di cosa?», insisteva il Piccolo Principe che non rinunciava mai a una domanda. «Vergogna di bere».

Anche il Piccolo Principe ora pareva voler dimenticare. L’alcol, certo, forse anche la droga spacciata dai serpenti notturni, sicuramente la vergogna di un altro sabato sera finito nello sballo e nell’attesa.

Il Piccolo Principe stava ancora aspettando, statua di se stesso seduto sul marciapiede, la testa arruffata dai troppi pensieri, quando quell’auto è arrivata, ha accostato, la portiera si è aperta, l’ordine è stato perentorio: «Sali!». E lui ha ubbidito, dicendo solo: «Grazie papà». Era finalmente in salvo.

Aveva ragione Saint-Exupéry, che il Piccolo Principe se l’inventò o forse l’incontrò davvero. Lui lo sapeva: il mondo è pieno di Piccoli Principi. Sono i nostri figli. Precipitati da microcosmi familiari e scaraventati sul pianeta dei grandi dove non sempre c’è rispetto per chi ha i capelli d’oro e il bisogno di sentirsi protetti. E dunque, per favore, ditelo a Saint-Exupéry, ovunque sia ora, non lasciatelo nella tristezza. Diteglielo subito: anche stavolta, per fortuna, il Piccolo Principe è tornato. A casa.