Nei giorni scorsi Gattuso ha parlato di mancanza di anima. Io partirei da due passi più indietro. Con uno vediamo la condizione psico – fisica innanzitutto, aspetti entrambi imputabili al mister e il suo staff. La squadra è sulle gambe e debole mentalmente. L’atteggiamento è da sconfitta con giocatori timorosi. Ora, con gli ultimi risultati è comprensibile ma Gattuso e il proprio staff a cosa servono? Se non riesci a entrare nella testa dei giocatori è perché manchi di leadership. Gattuso è una grande persona: umile e sincero. Grato a questi colori che sicuramente gli hanno dato tanto. Ci sono infiniti esempi di giocatori che danno tutto per dimostrare di essere un tutt’uno con il mister. Quando però questo, alla vigilia della trasferta con la Sampdoria, fa capire che a fine stagione lascerà, questa motivazione viene a mancare.
L’altro passo indietro, visto che avevamo detto due, è quello tecnico. Non si riesce a capire dove siano i limiti dell’importazione del gioco e dove quelli dei giocatori. Ora, sicuramente non ci sono 11 fenomeni in campo, però individualmente contro squadre quali Udinese o Parma, giusto per fare due esempi, i rossoneri sulla carta sono superiori. E allora i limiti sono imputabili all’allenatore che resta cementato alle sue convinzioni, sia negli 11 da schierare che nella mancanza di idee. Tutto il mondo ha visto che Suso da gennaio è un fantasma. Musacchio un altro intoccabile così come Rodriguez. Per Gattuso inamovibili. Ha provato a giocare con due punte solamente in scorci di partite e senza un preciso schema. Anche questa sera quando ha inserito Piatek ha tolto Paquetà, unico insieme a Calhanoglu, con velleità di passaggio decente. Questi, senza volermi erigere ad allenatore, sono delle mancanze gravi.
Guardando la partita con il Torino la sconfitta non è uno scandalo. Il problema è stato arrivare a questo punto con una situazione così. I punti persi con Udinese, Sampdoria, Parma, solo nelle ultime giornate, sono troppo pesanti. Poi, quando le cose ti devono andar male lo fanno. Ci sono state occasioni per segnare che non sono andate a buon fine. Episodi girati contro. Berenguer fa un tiro imparabile mentre Suso e Calhanoglu non prendono la porta. Però la palla arriva sui piedi del torinese grazie a una respinta sciagurata di Musacchio, l’ennesimo episodio da parte di un giocatore stanco, e scarso.
Anche l’episodio del rigore che ha portato il vantaggio del Toro è da stupidi. Kessie non deve appoggiarsi, poi possiamo discutere all’infinito sull’entità della spinta e l’arbitraggio. Sei ammoniti ed un espulso contro due soli gialli per i Granata, non certo inclini a togliere la gamba. Questo è solo l’ultimo di una serie di arbitraggi che hanno lasciato molto a desiderare, come se ci fosse qualcosa sotto. In compenso non possiamo appellarci agli errori arbitrali poiché in questa situazione ci siamo messi con le nostre mani, mani nelle quali oggi non c’è più il proprio destino. Sesto posto, in attesa del sorpasso dell’Atalanta. Ora ci sono tante, troppe squadre davanti per ambire alla Champions.