Allegri ha riproposto, contro il Genoa con il nuovo allenatore Del Neri, lo stesso schema di gioco visto a Malaga. Difesa a 5 con gli esterni addetti alla spinta. Buona parte degli interpreti sono cambiati rispetto alla sconfitta in terra spagnola con Pato perno centrale dell’attacco con El Shaarawy e Emanuelson. Il Genoa è ben disposto in campo con la linea difensiva attenta. In avanti arrivano solo lanci lunghi e i propositi di incursioni dei terzini scemano dopo solo 15 minuti. I tre centrali difensivi iniziano sempre l’azione ma poi non sanno a chi dare la palla. I centrocampisti scappano invece che proporsi e non portano palla, non si inseriscono e neppure costruiscono gioco. De Jong e Montolivo in questo schema soffrono. Il primo perché da quando è al Milan non ha mai fatto un passaggio in avanti, il secondo perché è solo e spesso si rifugia nel lancio o nel cambio di gioco orizzontale. Antonini si trova spesso in area, soluzione pessima visto che difficilmente segna, è uno dei più volenterosi e si fa pure male. La manovra è lenta, scontata e quindi facilmente prevedibile. Manca la personalità? Certo. La qualità? Pure. Ma la cosa più grave è la determinazione e la voglia di vincere. Mettiamo 11 El Sharawy in campo e, magari non vinciamo, ma siamo certi di dare tutto. Poi, passando dai giocatori all’allenatore, mancano le idee e gli schemi. Quando non si riesce a battere un fallo laterale o da una punizione si torna con palla dal portiere vuol dire che l’allenatore ha delle colpe. Inoltre si gioca sempre a più di due tocchi e spesso ci si rifugia in azioni personali piuttosto che giocare come una squadra. Arriva il gol di El Shaarawy (e chi se no?!) su un’azione viziata da fuorigioco di Abate. Forse l’errore fa la pari con un paio di situazioni più che dubbie in area genoana. Una sola buona notizia nella serata, il compleanno e il gol del piccolo faraone. Pensiamo alla prossima partita… senza molto ottimismo a dire la verità…