La partita di questa sera ha evidenziato come la vocazione europea proprio non esista più. Portano i nuovi arrivati nella sala dei trofei ma, forse causa la mancanza di una lingua comune, per me i novizi non capiscono.

Il Milan è sceso in campo timido. Dopo i primi tre minuti di forcing i nostri si sono spaventati e non hanno più giocato per buona parte del primo tempo.

Fonseca adotta la tattica dei quattro alti in linea che però non pressano ma attendono chiudendo le linee centrali di passaggio. Nessun problema per la squadra di Alonso che va sugli esterni e ci fa girare a vuoto. Fonseca decide di lasciare libere le corsie chiudendosi in centro ma i loro continui passaggi con oltre il 98% di efficacia mettono gli attaccanti nella possibilità di concludere.

Servirebbe un riposizionamento e un atteggiamento diverso con un pressing piu alto. Fonseca predicherebbe di andarli “a prendere là” mentre siamo arroccati indietro a difenderci (seppur in 30 metri).

La ripresa inizia allo stesso modo e il gol ovviamente arriva.

È il momento di spezzare una lancia su Royal. Su nel senso che sarebbe da prenderlo a bastonate: lui e chi lo ha comprato. Difensivamente è scadente, e si sapeva, inoltre è lento e in fase offensiva non prova mai uno contro uno. Se penso a Bellanova a Bergamo mi viene la gastrite.

Una volta trovato il vantaggio i tedeschi provano a congelare la partita e il Milan prende coraggio. Il possesso palla cambia radicalmente. Fonseca cambia e per me sbaglia. Lascia in campo un inesistente Loftus-Cheek piuttosto che osare per la coppia Abraham-Morata. Penso che, se l’inglese non aveva problemi fisici, si sia pentito. Arrivano le occasioni ma il Milan è confusionario e anche sfortunato.

Fortuna o sfortuna arriva la seconda sconfitta in altrettante gare e, penando alla trasferta a Madrid, serviranno 15 punti nelle altre cinque partite per andare avanti. Non certo un’impresa impossibile ma serve un’altra mentalità: riportiamoli nella sala trofei spiegando loro bene cosa significa.