Frosinone- Milan 0-0: serve un intervento della società e non sul mercato

La differenza tra cercare soluzioni o essere in uno stato di confusione può apparire sottile. Quando in cinque minuti però l’allenatore cambia portando dapprima Calhanoglu in centro tra i tre di centrocampo, quindi lo riporta a sinistra e poi passare addirittura a tre in difesa i dubbi sono pochi. Confusione, panico e mancanza di lucidità. […]

La differenza tra cercare soluzioni o essere in uno stato di confusione può apparire sottile. Quando in cinque minuti però l’allenatore cambia portando dapprima Calhanoglu in centro tra i tre di centrocampo, quindi lo riporta a sinistra e poi passare addirittura a tre in difesa i dubbi sono pochi. Confusione, panico e mancanza di lucidità. Se a questo si aggiunge che di fronte c’è il Frosinone, non il Barcellona, è lampante la pochezza tecnica. Il Milan dovrebbe imporre schema, gioco muovendo la palla e i giocatori a una velocità tale che i frosinati dovrebbero capirci qualcosa solo riguardando la partita registrata. Invece non è così.

Il Milan parte con un buon piglio. Custrone si divora un gol, che forse sarebbe stato annullato per fuorigioco, al secondo minuto, Castillejo va tre volte alla conclusione, anche perché un passaggio per un compagno libero quando è in area non è previsto nel proprio bagaglio, colpendo un palo.

Poi si rallenta. Invece che mettere le tende nella metà campo avversaria si arretra e si lascia campo al Frosinone che inizia a credere di essere una squadra degna di stare in serie A. Dapprima un paio di ripartenze, poi alcuni tiri e un gol, giustamente annullato per azione avviata con un fallo.

Nella ripresa il Frosinone ha pensato quasi esclusivamente a difendersi. In fondo, per una squadra che sinora ha subito 16 gol in 7 partite casalinghe, non prendere gol sarebbe già un grande successo.

Di fronte però c’è il Milan, zero golf segnati nelle ultime tre partite, quattro con quella di Frosinone. Il primo aspetto che balza agli occhi è lo spirito. I giocatori non hanno la voglia morbosa di ottenere la vittoria. Oggi qualche tentativo si è visto negli ultimi 10 minuti, peraltro giocati con parecchia confusione. Certo, si fossero disputati 90 minuti come gli ultimi 10 il risultato sarebbe stato differente, magari con 6 gol come nelle ultime due partite tra le due squadre.

Ovviamente uno dei principali responsabili non può che essere Gattuso. Non ci possono essere assenze che giustifichino il pareggio a reti inviolate contro una squadra che potrebbe tranquillamente giocare in serie B.

Gli 11 rossoneri in campo non giocano da squadra. Non si vedono movimenti sincroni. Sarebbe bello capire quali idee per segnare vengano trasmesse da Gattuso nella testa dei giocatori in campo prima di affrontare un incontro. Se Cutrone viene schierato da esterno, lontano dal cuore dell’area di rigore dove si è dimostrato maggiormente efficace, la responsabilità è di Gattuso. Così come se Higuain continua a uscire dall’area di rigore per farsi dare palla. Io non ho mai visto Marco Van Basten arrivare sulla propria trequarti per prendere palla e toccarla, peraltro, indietro a un compagno. Marco centellinava le energie. Addirittura se il lancio era troppo lungo si fermava subito, alzava le mani applaudendo il compagno incoraggiandolo e si preparava per le occasioni a venire. Il calcio è sicuramente cambiato e tutti oggi sono chiamati a partecipare sia alla fase difensiva che offensiva, ma se il 9 non è mai in area quando arrivano i palloni a cosa serve? Chi ti dice Pipita di allargarti sulla fascia andando a fare i cross, abbassarti sino alla trequarti, non entrare mai nel cuore dell’area facendo sempre il movimento verso il dischetto? Beh, fosse una tua idea almeno potresti parlarne con i compagni che così saprebbero dove cercarti. Con lui anche gli altri avanti. Gli errori ci possono stare, anche se in questo momento diventano più pesanti, quello che non è concepibile è l’idea di gioco.

Il possesso palla sterile è un marchio di fabbrica dei nostri, incapaci di creare occasioni da rete. Nessun movimento senza palla, questo il primo peccato capitale. Poi pochi che abbiano le capacità per inventare qualcosa, quasi nessuno escludendo Suso, oggi indisponibile. Spesso si va alla conclusione da fuori che però viene respinta, normale con squadre schierate e in campo per difendersi, o è imprecisa.

C’è la seria necessità di un intervento da parte della società. Cambiare allenatore quasi mai porta a miglioramenti e, anche in questo caso, probabilmente servirebbe a poco. Serve però una presa di responsabilità collettiva. Tecnico e giocatori devono chiudersi in spogliatoio, guardarsi negli occhi e vomitare tutto ciò che non funziona. Potrebbe anche arrivare Fabregas oltre a Paquetà, ma qualche inserimento non può cambiare radicalmente il risultato. Se Laxalt è il fantasma del giocatore visto a Genova, Donnarumma ha una flemma paurosa per riprendere il gioco e gli 11 in campo sullo 0 a 0 passeggiano il problema ha radici collettive che i dirigenti in società oggi hanno la capacità di estirpare.