Due nomi che hanno scritto la storia del nostro volley sono finalmente entrati nella Hall of Fame mondiale, a Holyhoke. Andrea Zorzi e Giuseppe ‘Peppino’ Panini hanno meritato questo riconoscimento, arrivato nella notte italiana, per tutto quello che hanno fatto e, nel caso di Zorro, continuano a fare. Zorzi è stato inserito nell’edizione 2024 (ogni anno alcuni nomi vengono scelti da esperti e introdotti nell’arca della gloria sottorete) nella categoria indoor maschile. Come spiega la nota della Lega pallavolo maschile, “Andrea Zorzi, opposto della Nazionale Italiana e colonna portante della ‘Generazione dei Fenomeni’; da marzo è inoltre diventato Ambassador della Federazione Italiana Pallavolo mentre per la Lega Pallavolo Serie A conduce, da cinque stagioni, ‘AfterHours – La SuperLega di notte’, il programma di approfondimento che va in onda la domenica sera al termine di ogni turno di campionato, insieme ad Andrea Brogioni“.
Giuseppe Panini, invece, è stato scelto nella categoria leader. Se ne è andato quasi trent’anni fa, nel 1996, trent’anni dopo aver fondato il club che nel 1968 salì nella massima serie e da allora non è mai retrocesso. Modena è l’unica piazza, tra quelle che hanno fondato il nostro volley, ad essere rimasta sempre ai massimi livelli, e anche se nel frattempo il club è già passato di mano diverse volte, da Vandelli a Grani-Barone-Peia a Catia Pedrini all’attuale proprietaria Giulia Gabana, c’è qualcosa di altamente simbolico nella resistenza della piazza a questi livelli. A maggior ragione nell’anno in cui per la prima volta non c’è un tifo organizzato nel ‘tempio’ che porta proprio il nome di Giuseppe Panini.
Durante la cerimonia, un video molto bello ha spiegato con precisione l’importanza di Panini e dei suoi fratelli nel creare un club che ancora oggi è il più noto nel mondo in questo sport, nonostante i successi negli ultimi anni siano stati molto rarefatti. La famiglia Panini non era presente, ma il figlio di Peppino, Antonio, ha mandato un videomessaggio di ringraziamento.
Zorro mi perdonerà, sa quanto lo stimo e sa che al di là delle sue straordinarie capacità sportive, mi sono sempre piaciute molto la sua intelligenza e la sua curiosità, caratteristiche che Zorzi esprime in un modo molto personale, unico.
Però scalda davvero il cuore vedere riconosciuto a livello mondiale il ruolo di Peppino, che ho avuto la fortuna di conoscere di persona e che mi regalò, io ragazzino alle prime armi, una delle interviste più belle per un mensile che avevamo fondato con gli amici Luca Muzzioli, Ermes Ferrari, Stefano Michelini e Stefano Gozzi, con l’aiuto di Stefano Romani. Lo fece senza far pesare minimamente il suo ruolo, che era già quello del mito capace di vincere tanti scudetti e di lanciare un certo Julio Velasco. Mi trattò con lo stesso rispetto che dava ai giornalisti più esperti. In casa mia c’è una sola diapositiva (non so perché il fotografo scelse di lasciarmela in quella forma), ed è quella che ci ritrae durante quell’intervista. Solo una volta mi sgridò: facevo le radiocronache, lui le ascoltava perché veniva più raramente in trasferta, e prima di una partita di playoff contro il Cuneo di Gallia al PalaMolza, riaperto per l’occasione perché il PalaPanini era occupato da un altro evento (credo le cresime della città), mi venne vicino e mi disse con decisione: “Rabotti, devi dire sempre il punteggio tra un’azione e l’altra, sennò non si capisce”.
Aveva ragione lui, ovviamente. L’aveva anche nel fondare la Lega Pallavolo e nel capire, pur amando molto vincere, che il suo club avrebbe avuto bisogno degli altri per dare spettacolo agli spettatori. In questo senso aveva una mentalità da Nba, per capirci.
Io credo che uno come lui al nostro volley manchi tremendamente, ma probabilmente sono solo vittima della nostalgia canaglia.
Per la cronaca, gli altri protagonisti della storia del volley entrati nella Hall of Fame in questa edizione sono la cubana Regla Bell (Cuba, giocatrice indoor), nel beach volley l’americano Tim Hovland e la brasiliana Ana Paula Henkel, l’allenatore Ze Roberto, l’allenatore di paravolley Hadi Rezaei (Iran), l’argentino Juan Angel Pereyra e l’americana Sue Lemaire come arbitri, e ancora per i media Bill Kauffmann e Ed Chan, oltre ad un premio per l’eccellenza a Michael Kane, Mike Knapik, Aaron Vega e Don Humason.
Per ultimo cito un premio andato ad un altro amico, il maestro dei maestri John Kessel al quale è stato assegnato il Mintonette Medallion of Merit (Mintonette era il primo nome della pallavolo).
John è passato anche in Italia, qualche anno fa, per insegnare agli allenatori. Nella stessa premiazione di Peppino ci sta benissimo perché ha fatto più John in termini di proselitismo con i giovani atleti di chiunque altro io conosca. E si merita tutto.
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