Io mi sarei inginocchiato, ieri, se fossi stato sul prato dell’Olimpico prima di Italia-Galles. Io avrei fatto come Belotti, Toloi, Pessina, Emerson e Bernardeschi: avrei aderito alla protesta composta nata negli Stati Uniti dopo tristi episodi di cronaca e ora replicata dagli atleti del Regno Unito agli Europei di calcio.

Io l’avrei fatto, ma mi preoccupa molto la reazione di chi se l’è presa con gli altri sei azzurri che hanno ritenuto giusto non doversi inginocchiare. Non so quanti di loro fossero pienamente consapevoli di quello che stava succedendo. Forse non tutti. Ma se fossero stati presi di sorpresa, anche solo per spirito di emulazione forse si sarebbero abbassati anche loro.

Invece non l’hanno fatto, e credo che abbiano fatto bene. Ognuno di loro avrà i suoi motivi, ma immagino che sapessero cosa stavano facendo. Ormai sta diventando una gara (sbagliata) a dividere ogni gesto pubblico, a fare la lista dei buoni e dei cattivi. Dove ovviamente i buoni sono quelli che la pensano come noi.

Così è troppo facile. Non si cresce con la melassa del politically correct, seguendo le idee solo perché lo fanno tutti.

Preferisco cento volte persone capaci di non allinearsi alla massa, se non sono d’accordo. Anche se la penso in modo diverso da loro, nel merito.

Molto diverso.