L’Aips, l’associazione mondiale della stampa sportiva presieduta dall’italiano Gianni Merlo, ha organizzato una serie di interviste con i candidati alla successione di Thomas Bach, nelle elezioni che si terranno tra qualche settimana ad Atene. Un modo per conoscere direttamente e poter intervistare i sette aspiranti numeri uno dello sport mondiale. La prima a incontrare la stampa in una call che ha radunato giornalisti di tutto il mondo è stata Kirsty Coventry, ex nuotatrice che ha partecipato a cinque Giochi olimpici vincendo sette medaglie per lo Zimbabwe ed è ministro dello sport in patria. Ecco una sintesi delle risposte che la Coventry ha dato, nel dibattito moderato da Merlo.
MATERNITA’. Merlo ha chiesto alla Coventry come gestisce i figli, l’ultima, Lily, ha solo quattro mesi, mentre gira per il mondo. “Quando ho avuto la prima, che ormai ha sei anni, ero nella commissione atleti del Cio e fui nominata ministro, gestivo la mia fondazione e molte altre cose. Prima che mia figlia avesse un anno, aveva già visitato dieci paesi stranieri diversi, e l’ultima arrivata Lily ne ha già visitati cinque. Ho un supporto incredibile da parte di mio marito e della famiglia. Credo che sia un bel mondo per dimostrare che le donne sono capaci quanto gli uomini, anche se devono essere madri, mogli, figlie…”
PARITA’ DI GENERE. Sul tema della rappresentatività la Coventry è determinata: “Abbiamo raggiunto la parità sul piano del gioco, lo abbiamo visto a Parigi, con il 42% delle atlete donne. Ma c’è ancora tanta strada da fare, se guardiamo al Cio e alle Federazioni internazionali quella cifra crolla drasticamente. Va un po’ meglio nelle federazioni nazionali, ma ancora la parità non c’è. Abbiamo l’opportunità di spostare i confini, voglio che le mie figlie crescano in un mondo diverso su questo piano. Dovremmo anche incrementare il numero di giornaliste donne, per evitare certi commenti e stereotipi sessisti”.
IL CASO TRANSGENDER. “Come Cio dovremmo assumere un ruolo di leadership maggiore. Vorrei confrontarmi con le federazioni internazionale ed arrivare ad una cornice comune all’interno delle quale lavorare. Chiaramente dipende anche dagli sport, nell’equitazione la competizione tra uomini e donne esiste già per esempio. Le federazioni negli ultimi anni hanno svolto un lavoro molto diligente per proteggere la categoria femminile. Non sono un dottore, dobbiamo basarci sui fatti e sulle ricerche mediche, lo scopo deve essere quello di proteggere la categoria femminile”.
PREMI. “Non sono una grande fan dei premi in denaro per le medaglie olimpiche, preferirei un supporto agli atleti lungo il viaggio che permette di partecipare ai Giochi, un modo per raccogliere direttamente i fondi prima di arrivare alle Olimpiadi e per assistere gli atleti quando si ritirano”.
GUERRA. Diverse domande riguardano la partecipazione di atleti di paesi coinvolti in teatri di guerra o che addirittura hanno mostrato il loro supporto diretto, come nel caso di alcuni russi che sono stati esclusi dai Giochi di Parigi. “Credo che sia dovere del Cio assicurare che tutti gli atleti possano partecipare ai Giochi. Dobbiamo trovare un modo olistico per rapportarci con gli atleti delle aree interessate dai conflitti, non solo quelle più grandi in Europa o Medio Oriente. Le Olimpidi devono essere un ambiente sicuro per tutti, anche per gli altri atleti”.
DOPING. “Dobbiamo garantire che il piano della competizione sia pulito. Non devono esserci standard diversi per gli atleti e per le altre parti interessate, la responsabilità deve essere valida per ogni parte coinvolta.
LE SFIDE. Un giornalista messicano ha chiesto alla Coventry quali siano le sfide più grandi per lo sport attualmente: “In generale la prima è individuare il talento e poi supportarlo. La parità di genere è un altro punto, la trasparenza, la sostenibilità, la generazione delle entrate per gli atleti con raccolta diretta di fondi”.
IL PUGILATO. “Abbiamo molto lavoro da fare sulla boxe, mi piacerebbe continuare a vedere questo sport nel programma olimpico, perché permette a paesi dell’Africa, del Sud America e dell’Asia di avere più opportunità di vincere medaglie. Ma dobbiamo garantire la salute degli atleti, il buon governo e la trasparenza delle organizzazioni, prendere sul serio il problema del match fixing, dei risultati combinati per le scommesse. Sono fiduciosa, ma è una lunga strada”.
E-SPORTS GAMES. “Dobbiamo trovare il modo di comunicare con le giovani generazioni, e il mondo degli E-Sports, i videogame, sta crescendo rapidamente in tutto il mondo. Dobbiamo essere molto chiari sul ruolo che vogliamo avere in questo ambiente, far capire i nostri valori senza superare una linea specifica”.
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